giovedì 23 dicembre 2010

SALO' crisi di giunta e operazione Tavina

L’amministrazione comunale è profondamente divisa e la crisi definitiva della Giunta comunale, dopo solo poco più di un anno, appare sempre più vicina.
L’ex Assessore Alberto Pelizzari e il suo gruppo, i consiglieri Colombo e Silvestri e gli assessori dimissionari Vassallo e Cominotti, hanno tolto la maschera: se il Sindaco non porterà all’approvazione l’operazione immobiliare/finanziaria della Tavina, senza modifiche, loro faranno cadere l’amministrazione comunale.

I problemi di Salò, di cui sono corresponsabili avendo amministrato anche con la Giunta Cipani, per loro vengono dopo. Ciò che conta è l’affare Tavina, la colata di cemento e di seconde case nell’unica area che può diventare il polo di un ambizioso progetto turistico per la nostra città. Il mantenimento della fabbrica e dei posti di lavoro non hanno nulla a che vedere con l’operazione immobiliare; sono due progetti distinti. L’operazione immobiliare probabilmente non è più neppure nelle sole mani delle famiglie Tonoli-Fontana. I consiglieri di minoranza hanno presentato una loro proposta di modifica del “Progetto Tavina”, che tutela gli interessi della città insieme con la possibilità di mantenere la continuità dell’azienda e dei posti di lavoro, purchè la Società Tavina abbia davvero l’intenzione di continuare l’attività.

Ai salodiani diciamo di non farsi ingannare dai falsi messaggi di chi ha a cuore solo il proprio tornaconto personale, compreso quello di chi mira alla poltrona di Sindaco per tutelare meglio gli affari!

GianPaolo Comini, coord.pdsalò

“PDL E LEGA VOTANO DA SOLI UNA LEGGE SULL’ACQUA CHE VA CONTRO OGNI LOGICA”

“Il Governo nazionale dà una proroga che consente a tutte le Regioni di aspettare i pronunciamenti della Corte costituzionale, l’indizione del referendum e di fatto una condizione legislativa più chiara. Ma Regione Lombardia, incautamente, con 39 consiglieri su 80, quindi una minoranza, approva la legge sull’acqua”, è il commento di GianAntonio Girelli, consigliere regionale del Pd, dopo la votazione di oggi, mercoledì 22 dicembre 2010, in Consiglio regionale. L’opposizione ha fatto fino all’ultimo ostruzionismo e, al momento del voto, ha abbandonato l’Aula. Ma nonostante mancasse evidentemente il numero legale, la maggioranza Pdl-Lega ha deciso di continuare e di votare il progetto di legge.

“Eppure è una legge sull’acqua che non aveva i termini dell’urgenza. Non c’era fretta per votare una norma che esautora i Comuni dalla gestione del servizio idrico, facendo una rivoluzione indipendentemente dal quadro normativo nazionale; che non permette più la gestione in house; che mette mano in un settore che, attualmente, ha le tariffe più basse d’Europa; che costringe le Ato a riaffidare entro il 31 dicembre il servizio; che inserisce elementi normativi in contrasto con sentenze della Corte costituzionale”, continua Girelli.

“Per questo motivo abbiamo fatto il nostro dovere fino in fondo. La maggioranza di Governo di questa regione ancora una volta non ha dato ascolto a centinaia di migliaia di cittadini referendari, ai tanti che avevano manifestato la propria preoccupazione, alle innumerevoli proposte emendative fatte al testo, e si è arroccata con una posizione difficilmente comprensibile. Ma questo Formigoni e i suoi lo dovranno spiegare ai Comuni e ai cittadini lombardi”, conclude l’esponente del Pd.

Gianni Girelli, Cons.PD
Milano, 22 dicembre 2010

mercoledì 22 dicembre 2010

A processo il Sindaco di Tremosine

La procura di Brescia chiede il rinvio a giudizio per Diego Ardigò, sindaco di Tremosine e per altri cinque indagati, due tecnici della comunità montana (Luigi Danieli e Massimo Bosio) e per tre titolari di imprese edili esecutori di varie opere (Gianmarco Pelizzari, Giorgio Abbaribbi e Alessandro Ariasi). Agli indagati la procura contesta, a vario titolo, i reati di falso ideologico, abuso di atti di ufficio e violazioni al testo unico in materia di edilizia. Sono 58 i capi di imputazione contestati al sindaco.

L'inchiesta avrebbe messo in luce l'«esistenza di un meticoloso sistema di illegalità finalizzato a soddisfare interessi privati attraverso la gestione della cosa pubblica con totale disinvoltura per conseguire esclusivi fini economici e politici». Al sindaco e ai tecnici sono contestati una serie di irregolarità in materia edilizia, interventi pubblici realizzati in violazione delle prescrizioni della legge sulle opere in cemento armato e le costruzioni in zona dichiarata sismica. Per l'accusa Ardigò avrebbe rilasciato il certificato di regolare esecuzione anche in assenza di atti essenziali. Ma per l'accusa il sindaco avrebbe anche liquidato a suo favore gli incentivi, in misura superiore al dovuto.
(tratto da bresciaoggi.it)

martedì 21 dicembre 2010

Acqua pubblica in Regione

Domani, salvo sorprese, la Giunta Lombarda vuole far approvare la legge regionale sull’acqua che recepisce il decreto Ronchi sulla privattizzazione del servizio idrico integrato. In assenza di chiare norme nazionali è un errore che creerà confusione e costi aggiuntivi. Il gruppo PD al Pirellone darà comunque battaglia su due emendamenti: il primo per mantenere in capo ai comuni la titolarità del servizio e il secondo per la prosecuzione della vita degli ATO

mercoledì 15 dicembre 2010

1.401.492 firme valide per l'acqua pubblica: la Corte di Cassazione ha terminato il conteggio

Il forum italiano dei movimenti per l’acqua ha reso noto che la Corte di Cassazione ha terminato l’esame e il conteggio delle 1.401.492 firme depositate lo scorso luglio dal Comitato Promotore dei 3 referendum in difesa dall’acqua pubblica.
Questa cifra è molto superiore alla soglia imposta dalla legge italiana per le sottoscrizioni a proposte di iniziativa popolare, corrispondente in questo caso a 500mila firme per ciascun quesito referendario. Per l’Italia si tratta di un risultato storico, mai raggiunto prima nella storia della nostra Repubblica. A questo punto dell’iter referendario la parola passa alla Corte Costituzionale, alla quale spetta, entro la metà di febbraio, dare il via libera ai quesiti referendari veri e propri che sono previsti per la primavera del 2011. Da qui a primavera, però, va ricordato che è già in vigore il famoso Decreto Ronchi e le regioni italiane sono costrette, anche loro malgrado, ad adeguarsi e pianificare la privatizzazione dei servizi idrici integrati. “Con l’avvicinarsi del voto popolare” spiega il Comitato promotore “si fa sempre più pressante la richiesta di moratoria sulle scadenze imposte dal Decreto Ronchi, almeno fino a quando gli italiani non si saranno espressi”.
Al fine di impedire la privatizzazione “forzata” dei servizi idrici integrati in tutte le regioni a partire dal 1° gennaio 2011, come previsto dal Decreto, il partito democratico gardesano chiederà alle amministrazioni gardesane di votare una moratoria che blocchi il Decreto Ronchi almeno fino a quando i cittadini italiani saranno chiamati a decidere sulla gestione dei servizi idrici integrati.Il Comitato Promotore dei 3 Referendum in difesa dall’acqua pubblica è ottimista in questo senso e conclude dicendo: “Siamo sempre più vicini alla liberazione del bene comune acqua dalle logiche del mercato e del profitto”.

Auguri Salò

Oggi la città di Salò compie 150 anni, un età importante che dovrebbe caratterizzare serietà e responsabilità, invece proprio in questo girono di festa il Sindaco Botti rischia di andare a casa. L'ennesima lite nel centro-destra, come capita in molti altri comuni Gardesani, vede uscire due assessori dalla maggioranza lasciando al Sindaco Botti solamente 9 voti della lista "Salò2000" che vinse l'anno scorso con il 53% dei voti. Le unioni di centro-destra litigano ovunque, dal piccolo Comune a Roma, nel frattempo gli italiani - i veri moderati come li ha chiamati Bersani - cercano di affrontare da soli una crisi economica epocale. Il partito democratico ha la sua ricetta per aiutare imprese, famiglie e comunità, cerchiamo al prossimo appuntamento elettorale di lasciare a casa i pregiudizi e scegliamo un'alternativa per l'Italia.

lunedì 13 dicembre 2010

LONATO, Basta svendere il futuro!

PADENGHE: Al via la differenziata "porta a porta"

Padenghe ha scelto la strada della raccolta differenziata tramite il «porta a porta», che dal 10 gennaio sarà ampliata in gran parte del territorio cittadino. Carta e cartone, plastica, vetro, alluminio e metalli ferrosi, umido e organico non finiranno più nei cassonetti.
Ora anche gli altri paesi dell'Unione dei Comuni della Valtenesi guardano con interesse questa prima esperienza, che materialmente, a livello di raccolta, sarà effettuata da Garda Uno. «Quello che sta facendo Padenghe - dice Lorella Lavo, sindaco di Moniga - è interessante, per vedere quanto costa e come funziona. Credo che la loro iniziativa possa essere una prova per tutti noi».
«Noi - spiega il sindaco padenghino Patrizia Avanzini - abbiamo l'obbietivo di raggiungere il 60% di differenziato nel 2012. Non partiamo in tutto il territorio, perché ci sono le seconde case. Partiamo nel centro storico e nelle zone limitrofe. Ci sono diversi stadi di partenza: altri paesi stanno ora lavorando sull'isola ecologica, che noi già abbiamo. La campagna informativa ci costa qualcosa, ma credo che sia la strada giusta».
Come ammette il sindaco Avanzini, il porta a porta in alcuni Comuni non sta funzionando come seprato. Ma vale la pena di provarci.
«Il problema in paesi come i nostri - sottolinea Turrina, primo cittadino di Polpenazze - è che viene ad abitare qua solo il sabato e la domenica, non farà la differenziata».
Però a Padenghe hanno studiato il caso di alcuni paesi turistici dove la differenziata è arrivata all'80 o addirittura al 90% del totale. Una meta ambiziosa.

lunedì 6 dicembre 2010

La riforma Gelimini vista da un universitario Gardesano

Molte sono le facili critiche basate sulla persona Gelmini che si leggono, facili sarebbero ancor di più per noi Gardesani che conosciamo le sue burrascose avventure scolastiche e i suoi primi timidi passi sull’agone politico, ma questa riforma è profondamente sbagliata e dannosa nel merito, pur contendo qualche traccia di positività che la ministra sbandiera ai quattro venti. Faccio una premessa: due anni fa, appena insediata, la Gelmini ha modificato la composizione delle commissioni dei concorsi eliminando associati e ricercatori, perché “ricattabili” dagli ordinari. Quindi ora le commissioni sono composte da soli “ricattatori”, i temutissimi baroni. Le maggiori criticità della Riforma, da non confondere con i profondi e dannosissimi tagli presenti nei vari documenti di indirizzo e pianificazione economica, si riscontrano nella riorganizzazione della governance dell’Università e la modifica del ruolo di ricercatore. Ora l’Università è governata da due organi paritari tra loro: il Consiglio d’Amministrazione e il Senato Accademico, il primo con competenze economiche-amministrative, il secondo si occupa principalmente di didattica e ricerca. La riforma sposta decisamente i poteri dal Senato al CdA, creando una sproporzione di poteri. Le scelte dei vari Atenei saranno quindi guidate principalmente da motivazioni di natura economica. C’è il rischio serio che corsi economicamente svantaggiosi vengano chiusi: Chimica, Fisica, Biologia, Biotecnoligie. Corsi di laurea strategici per lo sviluppo economico e tecnologico del Paese che rischiano di sparire per mere questioni di bilancio.
Il CdA, ora costituito da personale esterno, dovrà aprirsi ad enti esterni, non meglio specificati, da un minimo del 30% ad un massimo del 40% dei suoi componenti. Nessuno discute che, come sostiene il ministro, gli Enti Locali, la Confindustria e altre istituzione potrebbero dare un contributo positivo al governo e all’indirizzo degli Atenei, ma chi dovrebbero essere questi privati non è specificato nella legge. Perché la presenza dei privati è rischiosa? Se, ad esempio, una casa farmaceutica entrasse nel CdA di un Ateneo, avrebbe interessi a spingere per una ricerca su farmaci per malattie a grande diffusione, quindi con un ampio numero di potenziali clienti, a scapito della ricerca su malattie gravi e molto rare. La ricerca deve essere libera da condizionamenti di natura politico-ideologica, che rischiano di entrare con gli enti-locali.

Altro provvedimento che ha effetti sulla didattica è l’eliminazione delle Facoltà i cui compiti andrebbero trasferiti ai Dipartimenti. Questi ultimi ora si occupano solo di ricerca, mentre le prime di didattica. Inoltre le Facoltà sono molte meno dei Dipartimenti, verrebbe meno, quindi, la necessaria funzione di coordinamento tra i Dipartimenti e raccordo con l’Amministrazione centrale svolto dalle Facoltà. Inoltre si creerebbe confusione tra didattica e ricerca che viaggiano su binari diversi, con necessità diverse. Giusto è dare maggiore libertà ai Dipartimenti, ma ciò è possibile già a legislazione vigente ed è realtà già in molte Facoltà di svariati Atenei.

Come già detto prima, oltre al problema dell’organizzazione degli Atenei, assai dannoso è il cambiamento del ruolo del ricercatore. Ora il ricercatore è assunto a tempo indeterminato dopo un periodo di “prova” di qualche anno. La nuovo figura diventerebbe a tempo determinato con contratto di tre anni rinnovabile una sola volta. Questo sistema, come dice il ministro, è utilizzato nelle Università Statunitensi, ma la Gelmini si dimentica di dire che negli USA in aggiunta viene usato il tenure-trak, cioè un ricercatore viene assunto a tempo determinato solo se l’Università ha già i fondi per assumerlo come docente alla fine dei sei anni. Senza questa pratica, come previsto dal ddl, alla fine dei sei anni l’Ateneo difficilmente avrà i soldi per assumere il ricercatore come associato, lo lascerà a piedi ed assumerà un altro ricercatore a tempo determinato. Si introduce quindi una fortissimo livello di precarizzazione che andrebbe ad intensificare il già grave problema della fuga dei cervelli. In Italia, infatti, sia avrebbe una prospettiva bassissima di posto fisso solo verso i 40 anni. Inoltre, con un continuo ricambio del personale docente, questo non avrà mai la qualità e l’esperienza necessaria per un’Università di qualità, perché, per quanto necessaria, l’entusiasmo e la genialità dei giovani non è sufficiente. C’è da aggiungere che il ruolo di ricercatore disegnato dalla riforma lo trasforma in un non-ricercatore, infatti raddoppiano i carichi didattici (cioè le ore di insegnamento da fare), riducendo drasticamente la possibilità di dedicarsi alla ricerca. Se si aggiunge che vengono aumentati pure i carichi didattici di associati e ordinari, si capisce come le Università vengano trasformate in dei licei avanzati, invece che in ambienti dove il sapere si crea e trasmette.

Questi due punti sono, per me, i maggiori difetti della “contro-riforma”, essere critici a questo progetto non vuol dire essere conservatori, il nostro sistema universitario necessita di profondi cambiamenti, di una riforma radicale. Ci sono strutture ridondanti, sedi universitarie che non rispondono ad alcuna logica se non premiare l’ambizione di amministrazioni locali, ci sono corsi di laurea che andrebbero razionalizzati e andrebbe inserito il merito come parametro di valutazione per il corpo docente e le strutture. Il sistema di valutazione nazionale è bloccato da anni, non è stato mai reso efficace, perché il ministro non si impegna in quella direzione invece che fare riforme ciclopiche?

P.S. ricordiamo al ministro che sono due anni che ha chiusa la SISSA, la scuola post-universitaria per diventare docenti delle scuole medie superiori ed inferiori, ma non ha ancora comunicato cosa le sostituirà. Sono due anni che non formiamo docenti:  una grande riforma del sistema formativo parte dalle persone che poi effettivamente si siederanno sui banchi di scuola. Un’Università di qualità necessita prima di tutto scuole medie di altrettanta alta qualità.

Stefano Terzi, circolo pd Desenzano

venerdì 3 dicembre 2010

Terremoto nelle amministrazioni di centrodestra sul Garda

La giunta di Salò è a serio rischio. A dimostrarlo è stato il consiglio comunale di martedì in cui un gruppo di dissidenti della maggioranza (Alberto Pelizzari, l'assessore allo Sport Sergio Vassallo, Alberto Colombo e Aldo Silvestri) hanno ufficializzato la nascita del gruppo misto. Una formazione che rappresenta l'ago della bilancia tra i 10 consiglieri di maggioranza (compreso il sindaco Barbara Botti) e i quattro di minoranza. “Appoggeremo la giunta se dimostrerà capacità di amministrare”, hanno dichiarato i quattro. Un chiaro avviso agli “alleati” di Lega e Pdl. E il bilancio 2010 sarà il vero banco di prova della tenuta della maggioranza. 

Non è solo Salò ad essere in bilico, sembra esserci un terremoto politico nel centro-destra, la situazione di stallo a Desenzano del Garda, le dimissioni del Sindaco di Bedizzole e le vicende giudiziarie del primo cittadino di Tremosine. Non solo queindi tensioni nazionali, ma anche incertezze sul Garda.

mercoledì 1 dicembre 2010

Lago di Garda e di Cemento

Nei primi anni del nuovo millennio è stata cementificata un’area pari a 1.000 campi di calcio. E’ questo il risultato scioccante di uno studio sul consumo di suolo che ci pone di fronte a una domanda: quale futuro per il Garda?
Se continuiamo su questa strada la riviera Gardesana smetterà di essere scrigno di bellezze e storia, perdendo l’appeal turistico di sempre. Lo sviluppo sostenibile è la strada che propone il partito democratico gardesano, si può ristrutturare la villa Deuwall al posto di demolirla come sta succedendo a Gardone Riviera, allo stesso modo i nostri centri storici sono patrimoni da valorizzare e mantenere vivi. I continui tagli dei trasferimenti regionali/statali ai comuni e la recente abolizione dell’ICI hanno messo in crisi le casse comunali. Alla faccia del federalismo fiscale! La spesa corrente viene sempre più finanziata con gli oneri di urbanizzazione, quindi nuove aree da edificare. Questo ha fatto crescere negli amministratori locali, prima ancora che nei cittadini, il pensiero che le opere pubbliche ed i servizi comunali si possano realizzare solo a fronte di concessione di nuovi permessi a costruire. Oggi siamo di fronte ad un paradosso: si autorizzano le nuove quantità edilizie in relazione agli oneri da incassare per realizzare l’opera pubblica desiderata. L’ultimo anello, il più pericoloso, che chiude la catena di questo tipo di pianificazione territoriale, è la giustificazione di questo modo di operare che viene mostrato come a costo zero per la collettività: è tutto gratis e generosamente regalato. Non è più importante valutare la vera necessità e l’urgenza dell’opera che “viene pagata” con la trasformazione del territorio, l’importante è dichiarare che è gratis. La dinamica che ha riguardato lo sviluppo urbanistico gardesano è proprio di questo tenore e il risultato è quello che, transitando in auto sulle nostre strade, possiamo vedere. Con l’approvazione della Legge Regionale del 2005, sono stati conferiti maggiori poteri e conseguenti responsabilità alle amministrazioni locali in materia di territorio, ponendo sul tavolo il tema di GOVERNO del territorio (PGT) al posto della regolamentazione dell’uso del territorio (PRG). Poteva essere una buona occasione di cambiamento, ma allo stato delle cose non pare che le amministrazioni locali lombarde e gardesane in particolare siano pronte per questa rivoluzione.
Si leggono sui quotidiani dichiarazioni di amministratori locali che affermano che le nuove edificazioni previste dal PGT ereditate dalle precedenti amministrazioni  “sono legge” e che non si possa fare altro che lasciare lavorare le ruspe. Non è così! Nuove amministrazioni che hanno vinto le elezioni con lo slogan “proteggiamo il territorio” propongono, supportati da noti urbanisti, PGT che promettono di introitare risorse per milioni di euro in cambio di non poche svendite, magari all’asta. In cambio offrono piste ciclabili, una nuova sede comunale e case per tutti. Eppure qualcosa di positivo pare muoversi all’orizzonte. Cassinetta di Lugagnano, comune alle porte di Milano, presenta un modello di sviluppo edilizio ed economico basato esclusivamente sul recupero del patrimonio edilizio esistente, senza urbanizzare un solo metro quadrato di altro territorio. E’ questo il vero sviluppo sostenibile, la ricetta che propone anche il Partito Democratico per il Garda.

sabato 27 novembre 2010

ACQUA, la Regione Lombardia è anti-federalista

GIRELLI (PD): “LA REGIONE TOGLIE LA TITOLARITA’ DEL SERVIZIO AI COMUNI PER DARLA ALLE PROVINCE”

Con il voto contrario del Gruppo consiliare del Partito democratico è stata approvato in VIII Commissione Agricoltura, parchi e risorse idriche il progetto di legge di modifica sul servizio idrico integrato. “Abbiamo votato contro un provvedimento che di fatto affida la titolarità del servizio alle Province togliendolo ai Comuni – dice Gian Antonio Girelli, consigliere regionale del Pd e componente della commissione –. Le audizioni dei giorni scorsi con Comuni, Ato, Comitati dei cittadini, non sono servite per far recedere la maggioranza da un provvedimento che poteva essere definito in maniera sicuramente diversa”.
“La fretta con cui il provvedimento è stato votato è sospetta – continua Girelli –. Vanamente abbiamo chiesto alla maggioranza di tenere conto del ricorso avverso alla soppressione degli Ato, presentato da Regione Veneto e per il quale la Corte costituzionale si esprimerà a febbraio. Nel caso di accoglimento, ci troveremo in una situazione di grande difficoltà con una legge non valida e gli Ato soppressi”.
Tuttavia, fa presente Girelli, “in sede di discussione siamo riusciti a ottenere almeno che il parere dei Comuni diventasse vincolante, ridando così un minimo di forza alle amministrazioni locali. La nostra battaglia continuerà da martedì (il 30 novembre prossimo ci sarà Consiglio regionale, ndr), in Aula, dove difenderemo come sempre la titolarità dei Comuni e chiederemo che anche Regione Lombardia si faccia promotrice per la soppressione dell’articolo della legge Calderoli che sopprime gli Ato, i quali, per inciso, garantiscono ai cittadini lombardi le tariffe più basse di tutto il territorio nazionale e che per efficienza ed efficacia sono citati da organismi sicuramente non vicini al pubblico come Mediobanca”.


Milano, 25 novembre 2010

venerdì 26 novembre 2010

BEDIZZOLE: il Sindaco si dimette.

Quando un sindaco dà le dimissioni rivendicando la propria moralità, ma senza spiegare a che cosa si riferisca di preciso, è inevitabile che comincino a circolare illazioni.
Perchè se è il sindaco stesso ad evocare un problema di «moralità» nella gestione del Comune, grave al punto da motivarne le dimissioni, è naturale e legittimo che i cittadini vogliano saperne di più.
Ma ad ormai tre giorni dalla sua improvvisa decisione, il sindaco Roberto Caccaro non esce dal silenzio: resta solo la breve lettera di dimissioni, motivata dalle parole «la mia moralità ha la predominanza».
Se il cellulare del sindaco rimane spento, i bedizzolesi parlano, e lanciano varie ipotesi, nei bar e in piazza, come nei corridoi del municipio. C'è chi ipotizza problemi personali, o la difficoltà di gestire il Comune con bilanci stritolati dal rigido patto di stabilità. C'è chi parla di problematiche sulla discarica sequestrata, chi ipotizza divergenze legate all'edilizia, o alla nomina del consiglio della Casa per anziani. Chi prefigura scenari inquietanti su pressioni occulte su chissà quali decisioni.
Il vicesindaco Isidoro Bottarelli conferma quanto già detto: «Non vi sono contrasti interni alla giunta, vista la ristrettezza dei bilanci siamo tutti impegnati a fare i conti con l'ordinaria amministrazione. Non sono nemmeno a conoscenza di screzi o liti, credo sia una scelta personale».
«Ho ricevuto la lettera - ha detto Giulio Barba presidente del Consiglio comunale - ed escludo problemi con i consiglieri. Dalla data del Consiglio di martedì 30 vi saranno venti giorni in cui il Sindaco potrà ritirare le sue dimissioni».
«Auspico il ritiro delle sue dimissioni- ribadisce Andrea Stretti capogruppo di Pdl, Udc, centro democratico per il popolo di Bedizzole-; è ancora in tempo». Auspicio a cui si sono uniti i consiglieri del gruppo misto Rigon e Zanelli, mentre centrosinistra e Lega reclamano verità e trasparenza. Ma per ora l'unico che possa spiegare quelle parole «la mia moralità ha la predominanza», è solo Roberto Caccaro.N.AL.

fonte: bresciaoggi.it

Girelli: la regione toglie ai comuni per dare alle provincie

Con il voto contrario del Gruppo consiliare del Partito democratico è stata approvato in VIII Commissione Agricoltura, parchi e risorse idriche il progetto di legge di modifica sul servizio idrico integrato

Noi Abbiamo votato contro un provvedimento che di fatto affida la titolarità del servizio alle Province togliendolo ai Comuni. Le audizioni dei giorni scorsi con Comuni, Ato, Comitati dei cittadini, non sono servite per far recedere la maggioranza da un provvedimento che poteva essere definito in maniera sicuramente diversa.

La maggiornaza ha voluto approvare il provvedimento con una fretta sospetta.

Vanamente abbiamo chiesto alla maggioranza di tenere conto del ricorso avverso alla soppressione degli Ato, presentato da Regione Veneto e per il quale la Corte costituzionale si esprimerà a febbraio.

Ma i” maestri” del federalismo non hanno voluto sentite ragioni, avanti tutta!

Nel caso di accoglimento del ricorso del Veneto, ci troveremo in una situazione di grande difficoltà con una legge non valida e gli Ato soppressi.

Qualcosa però abbiamo ottenuto: in sede di discussione siamo riusciti a ottenere almeno che il parere dei Comuni diventasse vincolante, ridando così un minimo di forza alle amministrazioni locali. La nostra battaglia continuerà da martedì (il 30 novembre prossimo ci sarà Consiglio regionale, ndr), in Aula, dove difenderemo come sempre la titolarità dei Comuni e chiederemo che anche Regione Lombardia si faccia promotrice per la soppressione dell’articolo della legge Calderoli che sopprime gli Ato, i quali, per inciso, garantiscono ai cittadini lombardi le tariffe più basse di tutto il territorio nazionale e che per efficienza ed efficacia sono citati da organismi sicuramente non vicini al pubblico come Mediobanca.

giovedì 25 novembre 2010

MONIGA 10elode: un futuro a consumo di suolo zero

È un miraggio un Piano di Governo del Territorio che per il futuro non prevde nuove aree edificatorie in un paese sul lago di Garda? No, o quasi.
A Moniga l'amministrazione del sindaco Lorella Lavo ha presentato il nuovo strumento urbanistico, in netta controtendenza rispetto alla nuova ondata di cementificazione a cui si assiste in quasi tutti gli altri paesi della Riviera.
Nel Pgt di Moniga si prevede un consumo di territorio inferiore all'1%: circa lo 0,5% è un'area artigianale di proprietà della chiesa vicino al Penny inserita ancora nel Piano Regolatore Generale, il restante 0,47% sono nuove aree residenziali per 20 mila mq.
Siamo dunque allo «zero virgola». Del resto i dati forniti dall'estensore Giovanni Cigognetti, dicono che per le scelte passate, il 49% della terra di Moniga è già urbanizzata.
Si è deciso di darci un taglio. Eppure i cittadini hanno presentato al Comune 106 proposte edilizie che, se fossero accolte, avrebbero coperto altri 703.490 mq, pari al 16,7% della superficie totale di terra.
Il territorio agricolo è il 51% ed è dove si concentrano le maggiori proposte, ma è anche dove il Comune vuole tutelare le coltivazioni di pregio. «Siamo andati incontri - spiega il sindaco - solo alle richieste di residenti per necessità di famiglia».
Su quei 20 mila mq autorizzati, dunque, non ci saranno seconde case: non ne servono.
PER I TURISTI (nel 2008 un totale di oltre 400 mila presenze) ci sono 8 alberghi con 606 posti letto, mentre i 9 campeggi (292.511 mq) offrono 6.100 posti e i 6 affittacamere 1.140.
I nuovi fabbricati, in ogni caso, dovranno essere di classe B; a quelli di classe A sarà dato un premio in volumetria.
Prima di portare l'adozione del Pgt in Consiglio comunale ci sarà un'altra assemblea pubblica, ma l'approvazione arriverà dopo le elezioni di giugno. «Il vincitore delle prossime elezioni, chiunque sarà - dice Lavo, che comunque si ricandida -, troverà questo Piano e questo inidirizzo. Poi valuterà la gente chi votare se vorrà qualcosa di diverso».
«LA COSA ECLATANTE - ribadisce Gabriele Lovisetto, segretario del Comitato per il Parco delle Colline Moreniche del Garda - sarà che il Pgt verrà analizzato affinché venga adottato, lasciando alla prossima amministrazione la sua approvazione. È un atto elegante, un'atto di cavalleria».
«L'elemento più qualificante - prosegue Lovisetto, che è enologo ed ecologista - è il basso consumo di territorio, allo 0.96% in totale».
“È eclatante - dice Lovisetto - perché per la prima volta sul lago di Garda si prevede un consumo praticamente pari a zero. Questo ha un ruolo di controtendenza rispetto a chi tiene il Pgt blindato, rispetto a chi come Lonato approva un Pgt ma poi, dopo poche settimane, apre la valutazione di una variante su 26 ettari, o rispetto a Polpenazze che promuove con manifestazioni i prodotti del territorio e poi sradica un intero oliveto per costruire una beauty farm».

fonte: bresciaoggi.it

mercoledì 24 novembre 2010

Manifestazione Nazionale PD: a Roma in pullman con il pdgarda

In occasione della manifestazione nazionale del Partito Democratico, che si terrà a Roma l'11 Dicembre 2010, verrà organizzato un autobus dal Garda.

E' stata inserita una pagina sul sito ufficiale della zona (vai su pdgarda.it, in alto c'è scritto manifestazione nazionale 11/12) dove puoi dare la tua pre-iscrizione.

sabato 20 novembre 2010

Cubature edificabili in cambio di opere pubbliche

Il comune senza soldi si affida ai privati per la realizzazione di opere pubbliche, scuole elementari e lungolago su tutte. Cosa in cambio? Cubature edificabili cedute ai privati, per un totale di circa 120mila metri cubi.
Molte amministrazioni ormai si affidano agli scambi "a costo zero" per farsi cosrtuire ciò che non potrebbero pagare. Beh, in realtà non è costo zero, è solo un'altra forma di pagamento, si pagano le opere pubbliche svendendo il territorio.
5 i piani che saranno interessati dagli scambi, che porteranno gli imprenditori a costruire residenziale soprattutto (116mila metri) ma anche commerciale (2500 metri) e artigianale misto (1750 metri). In cambio si otterrà la scuola elementare (5 sezioni dalla prima alla quinta, mensa, auditorium e palestra) e la nuova passeggiata a lago di Rivoltella.4 piani di intervento su 5 hanno già il via libera dalla Giunta.  
fonte: a.c. bsnews.it

giovedì 18 novembre 2010

RETE ANTIMAFIA di BRESCIA

In questi giorni a Brescia si sta svolgendo, nel disinteresse generale, un processo contro una ‘ndrina che utilizzava le discoteche del Basso Garda come base per i suoi traffici (droga, armi, prostituzione). Un gruppo di associazioni, preoccupate da quanto emerso durante il dibattimento, ha fondato la RETE ANTIMAFIA di BRESCIA. Ora vogliamo sensibilizzare il popolo della notte relativamente a tutto ciò, con un VOLANTINAGGIO DAVANTI ALLA DISCOTECA per mantenere alta l’attenzione su quello che è successo e potrebbe succedere di nuovo sulle rive del Garda!
 
RitrovoVENERDI’ 19 NOVEMBRE 2010 ore 23.30 al parcheggio del Biblò.

giovedì 11 novembre 2010

Piano socio sanitario, pd lombardo: mancati gli obbiettivi

E’ stato approvato oggi, mercoledì 10 novembre 2010, in III Commissione Sanità e assistenza il Piano socio sanitario regionale che traccia le linee della politica sanitaria e sociosanitaria dei prossimi cinque anni. Il Piano sarà discusso per la sua approvazione definitiva martedì prossimo, 16 novembre, in Consiglio regionale.
Il voto contrario del Pd è stato così spiegato dai consiglieri del Gruppo che fanno parte della Commissione: “L’assoluta genericità del piano, la mancata definizione delle priorità in ogni settore, l’assenza di una vera programmazione sugli interventi rendono questo strumento carente e inefficace. Puntiamo il dito in particolare sulla mancanza di indicazioni puntuali sulle risorse economiche che verranno messe in campo e sull’irrisolto nodo della mancata continuità assistenziale che caratterizza la sanità lombarda. La frattura esistente in questa regione tra il mondo ospedaliero e il territorio lascia i pazienti, soprattutto i malati cronici, privi di un’adeguata assistenza dopo le dimissioni e in carico esclusivo alle famiglie: il piano non risolve questa criticità e manca l’obiettivo di rafforzare il comparto dell’integrazione sociosanitaria”. E continuano: “Il nostro giudizio negativo è stato inoltre rafforzato dalla presentazione di un corposo emendamento, a Piano approvato, da parte della relatrice Peroni, che tenta di rimediare a una delle più importanti carenze di questo documento, cioè quella relativa alla trattazione delle problematiche sociali e sociosanitarie che coinvolgono direttamente tutti i Comuni, le Asl e il terzo settore della regione. E ciò di fatto ammettendo quanto da noi costantemente evidenziato e sostenuto fin dall’inizio dell’esame del provvedimento”.
Unica nota positiva, secondo il Pd, l’approvazione di pochi emendamenti per i quali i consiglieri dell’opposizione si sono fortemente battuti, dei quali uno va a incidere su un settore particolarmente delicato, come quello delle cure palliative. Questa istanza tende al rafforzamento e a una migliore implementazione della rete di cure palliative e della rete della terapia del dolore attraverso un coordinamento a oggi assente tra i due assessorati competenti (Sanità e Famiglia), per raggiungere un più alto numero di pazienti non solo oncologici.
Milano, 10 novembre 2010

mercoledì 10 novembre 2010

LONATO Cresce la protesta contro il mega-centro

260mila metri quadrati, 30mila di costruzioni, occupati dal progetto di un albergo e di un centro ippico. 26 ettari della residua collina di Lonato, tra Sedena e Maguzzano in Valsorda.

La protesta tra i cittadini contrari al progetto sta velocemente montando. Dopo la diffusione delle prime notizie relative al progetto il tam-tam tra cittadini e associazioni si è fatto rapido. Per venerdì, alle ore 20.30, è organizzata un'asseblea pubblica nella quale un gruppo di residenti ben informati illustreranno il progetto.

E' stato detto molte volte: il Garda ormai quasi completamente edificato, dovrebbe puntare sulla ricettività di qualità: basta seconde case, basta mini-appartamenti in mega centri residenziali vuoti per undici mesi l'anno. Il centro l'ippico e l'albergo annesso potrebbero pure essere pensati in maniera corretta, ma sulla collina deputata ad ospitarli proprio no. Innanzitutto per la grandezza del centro, per le cubature di cui si parla. E poi per lo scempio paesaggistico che ne deriverebbe, con una collina che verrebbe irrimedibilmente deturpata.

Per ora l'amministrazione comunale non parla. Perché, se crede nella bontà del progetto?

fonte bsnews.it

venerdì 5 novembre 2010

Cartiera di Toscolano:Occorre che anche il Consiglio regionale si esprima. La Regione tuteli il sito produttivo

 dal blog di gianni girelli

La cartiera di Toscolano Maderno dev’essere difesa e occorre che il Consiglio regionale si esprima compattamente. Per questa ragioni ho presentato ieri un’interrogazione sul caso della storica cartiera. Un’interrogazione che vorremmo diventasse un impegno preciso di tutte le forze politiche attraverso un documento impegnativo come un ordine del giorno bipartisan. Ma, se questo non bastasse, la Regione dovrebbe impegnarsi a difendere il sito produttivo anche facendo ricorso a strumenti urbanistici che scongiurino future ipotesi di speculazioni edilizie per interessi finanziari. La stessa Regione aveva riconosciuto l’importanza anche storica, oltre che produttiva, della Valle delle Cartiere con la costituzione di un ecomuseo. La Cartiera di Toscolano, con i suoi 300 dipendenti è l’ultimo sito attivo. La politica deve fare il possibile per difenderlo da operazioni che non sono motivate da difficoltà dello stabilimento, che è solido e stabilmente in utile.

il PD Lombardo per l'acqua pubblica

il video di presentazione

mercoledì 3 novembre 2010

Salviamo il lavoro sul Garda

Pubblichiamo l'interrogazione parlamentare presentata dai deputati bresciani del pd, Ferrari e Corsini, in merito alla crisi della cartiera di Toscolano Maderno.

Interrogazione al Ministro dello Sviluppo Economico

Premesso che:

la vicenda riguardante la Cartiera di Toscolano Maderno, BS (Burgo Group) con la chiusura paventata della linea di produzione riguardante la macchina 11 a far data dal 31/12/2010 e la conseguente messa a rischio di circa cento posti di lavoro, è ormai nota;

il territorio in questione non è a particolare vocazione industriale e la suddetta cartiera è l’ultimo sito produttivo presente nella zona dell’alto Garda;

la ricollocazione di 100 posti di lavoro risulta essere assai complessa, se non impraticabile;

la storia più che centenaria dello stabilimento in questione, rimasto l’ultimo sito produttivo nella zona della valle delle cartiere di Toscolano Maderno, è riconosciuta anche dalla Regione Lombardia attraverso l’omonimo Ecomuseo;

la redditività dello stabilimento di Toscolano Maderno è tra le più virtuose di tutto il gruppo e più in generale Burgo Group non ha generato nel primo semestre 2010 nessun tipo di allarme quanto ai conti, come si evince anche dalla relazione semestrale gennaio-giugno 2010 la quale evidenzia un miglioramento dei dati di bilancio rispetto allo stesso periodo 2009, sia per quanto riguarda il margine operativo lordo sia per quanto concerne l’indebitamento finanziario;

risulta del tutto evidente che la chiusura di una delle due linee di produzione determinerebbe automaticamente un grave rischio anche per l’altra linea in ragione dei costi fissi, mettendo a repentaglio anche gli altri duecento posti di lavoro;

la posizione sul lago di Garda dello stabilimento di Toscolano Maderno, in un sito molto appetibile dal punto di vista urbanistico, sollecita preoccupanti considerazioni circa l’operazione speculativa che potrebbe essere perseguita alla luce di tale scelta industriale;

nell’incontro tenutosi recentemente a Vicenza tra impresa e organizzazioni dei lavoratori è emerso che, nel caso di chiusura della linea di produzione di Toscolano Maderno, potrebbero entrare in crisi altri siti produttivi, generando così un’inaccettabile contrapposizione fra i lavoratori dei vari stabilimenti;

tra le soluzioni proposte dalle organizzazioni sindacali vi è quella di riconvertire la produzione della macchina 11 da carta comune ad altra tipologia;

viste le caratteristiche tecniche dell’impianto questo è possibile;

le istituzioni pubbliche, al fine di una soluzione positiva della vicenda, possono assumere un ruolo rilevante;

i sottoscritti interrogano il sig. Ministro per sapere:

quali azioni il Ministro intenda intraprendere alla luce di quanto sopra esposto;

se non ritenga utile convocare rapidamente un tavolo che coinvolga la proprietà, i rappresentanti dei lavoratori, nonché le istituzioni locali;
se non reputi doveroso assumere una concreta iniziativa affinché si trovi una soluzione condivisa che garantisca attività produttive e posti di lavoro a tranquillità delle maestranze e delle loro famiglie.

on. Pierangelo Ferrari
on. Paolo Corsini


Brescia, 20 ottobre 2010

Vessillo di Legambiente rimosso: il Pd adesso chiede spiegazioni

PUBBLICHIAMO L'ULTIMO ARTICOLO DEL BRESCIAOGGI SULLA QUESTIONE DELLA BANDIERA DI LEGAMBIENTE RIMOSSA DALLE SCUOLE DI SIRMIONE, RINGRAZIAMO PER LA PUBBLICAZIONE.

Non si spegne a Sirmione l'eco della rimozione ad opera dei Carabinieri della bandiera di Legambiente dalla scuola media della cittadina termale.
Dopo l'intervento del Comitato Tutela Punta Grò sull'increscioso episodio, oggi è il turno del Pd del Garda che, con un comunicato, si chiede come mai «non siano state finora fornite risposte agli interrogativi contenuti nel comunicato del comitato e di Legambiente che avevano organizzato la giornata dedicata all'ambiente nelle scuole locali». «Ci aspettavamo che il Prefetto affermasse che vi era stato un fraintendimento, che la bandiera di Legambiente - prosegue il Pd - non poteva essere equiparata a quella di un partito o di un movimento politico, che non era e che non poteva essere un problema di ordine pubblico».
CONTINUA IL PD: «ci aspettavamo poi che l'Arma affermasse che i militari avevano obbedito ad un ordine, evitando isolate iniziative che possono portare solo all'inutile amplificazione di fatti che non devono essere ricondotti alla contrapposizione politica». Concludendo, il Pd gardesano fa notare che non vi è stato «un altrettanto tempestivo intervento da parte delle istituzioni nel caso della scuola di Adro, ovvero lungo le strade della nostra provincia dove campeggiano indisturbati simboli e scritte che inneggiano ad un preciso partito politico». Infine, si chiede chi «mai abbia alzato il telefono e ottenuto l'immediato invio dei carabinieri sirmionesi per rimuovere il simbolo dell'associazione ambientalista». M.TOS.

lunedì 1 novembre 2010

Rimosso il cigno di Legambiente dalla scuola

Nostro malgrado dobbiamo tornare sulla paradossale vicenda che il 25 ottobre u.s. ha visto i Carabinieri intervenire per far rimuovere la bandierina di “LegaAmbiente” dal cancello delle scuole medie di Sirmione, dove alcuni studenti l’avevano lasciata al termine della mattinata dedicata alla pulizia delle spiagge della penisola, nell’ambito del percorso didattico di educazione ambientale, concordato e pianificato con l’Autorità scolastica. Tra l’altro tale iniziativa ambientale è ormai consolidata da anni non solo a Sirmione e ha come scopo quello di diffondere tra i ragazzi il valore costituzionalmente garantito della tutela dell’ambiente. Come si ricorderà, la stampa locale ha scritto che su sollecitazione del Prefetto di Brescia, i Carabinieri di Sirmione si erano presentati in divisa e in orario di lezione dal Preside della Scuole medie “Trebeschi”, ordinando l’immediata rimozione del vessillo di “Lega Ambiente”.

Dicevamo nostro malgrado, perché ci aspettavamo che venissero date dalle risposte agli interrogativi contenuti nel comunicato stampa di una delle associazioni che aveva organizzato la giornata dedicata all’ambiente. Ci aspettavamo che il Prefetto affermasse che vi era stato un fraintendimento, che la bandierina di “Lega Ambiente” non poteva essere equiparata a quella di un partito o di un movimento politico, che non era e non poteva essere un problema di ordine e sicurezza pubblica, che lo Stato ha altri strumenti per intervenire in simili situazioni, magari attraverso il competente Provveditorato agli Studi.

Da chi rappresenta a così alti livelli lo Stato ci si aspetta maggiore attenzione alle forme, una maggiore capacità di riconoscere i problemi e affrontarli senza eccessi.
Ci aspettavamo poi che l’Arma dei Carabinieri affermasse che i militari avevano obbedito ad un ordine, ma con eccessivo zelo e visto il momento di particolare tensione sociale fossero state diramate le opportune indicazioni operative, evitando isolate iniziative, che possono portare solo all’inutile amplificazione e quindi alla strumentalizzazione di fatti che non devono essere ricondotti alla contrapposizione politica.

Anche perché, di fronte al serbato silenzio delle istituzioni, non possiamo non chiederci come mai, in altre, non vi sia stato un altrettanto tempestivo intervento da parte del Prefetto e della forza pubblica, quando era evidente il persistente uso di simboli politici al di fuori degli spazi consentiti. La brutta pagina delle scuole di Adro deve essere ancora chiusa e molti dei 700 soli delle alpi sono ancora lì, in quell’occasione non vi è stato un tempestivo intervento da parte delle istituzioni. Vorremmo inoltre sapere come mai lungo le strade della nostra Provincia continuano a campeggiare indisturbati simboli e scritte che non solo inneggiano ad un preciso partito politico, ma addirittura integrano la segnaletica stradale stabilendo l’appartenenza dei Comuni alla “Repubblica del Nord”. Il Prefetto forse ritiene che è meglio che gli studenti si riconoscano nella “Repubblica del Nord” e non in uno Stato che riconosce e tutela il valore dell’ambiente? Inoltre, siccome stentiamo a credere che quella mattina il Prefetto in persona sia passato davanti alle scuole medie di Sirmione, vorremmo sapere chi abbia mai potuto alzare il telefono ed ottenere l’immediato invio della forza pubblica. Per questo, con non poca preoccupazione ci chiediamo che cosa succederà in occasione della prossima manifestazione studentesca, quando potrebbe balenare a qualcuno l’idea di affiggere una bandiera della pace, quale sarà il criterio discriminante tra ideologia e civiltà? L’unico rammarico è che non si sia trattato di una rivisitazione della fiaba di Pinocchio, dove i gendarmi col pennacchio correvano dietro agli scolari indisciplinati anziché al “Gatto e alla Volpe”.

Il Partito Democratico Gardesano esprime quindi la massima solidarietà a “Legambiente” e al “Comitato per la Tutela di Punta Grò e Territorio di Sirmione”, nonché alla scuola media Trebeschi di Sirmione auspicando per il futuro un crescente impegno verso i giovani, proseguendo i progetti di formazione sostenuti tra l’altro anche dal Comune di Sirmione.

Ogni generazione è cresciuta riconoscendosi nei valori socializzanti, fa parte del percorso della crescita, nel mondo di oggi attraversato dai cambiamenti climatici provocati dall’impatto dell’uomo sulla terra, non possiamo che provare un senso di soddisfazione quando dei ragazzi, cittadini di domani, manifestano con orgoglio il proprio affetto verso la natura e la salvaguardia del proprio territorio.

venerdì 29 ottobre 2010

PADENGHE: Il Sindaco Avanzini abbatte un pezzo di ecomostro

Nell’entroterra gardesano capita, talvolta, di vedere costruzioni che superano la cubatura loro assegnata, confidando in qualche sanatoria o accomodamento. Raramente si è assistito alla demolizione delle eccedenze non autorizzate. Mai, crediamo, si è visto abbattere l’intero piano di un edificio costruito regolarmente nel rispetto della concessione. Eppure questa sorta di “miracolo” è avvenuta: a Padenghe sul Garda. Ne sono stati artefici l’Amministrazione Comunale, guidata da Patrizia Avanzini (pd) e una società privata.
L’intervento riguarda una costruzione che sorge in cima alla collina situata dopo il cimitero di Padenghe in direzione Soiano.
In breve i fatti. Negli anni 90 la società Valli Spa ora HPA srl acquistò l’intera area denominata proprietà Metelli, che comprendeva la collina, alla cui sommità si trovava la casa padronale a tre piani mentre nella parte sottostante erano collocati voliere e capannoni per complessivi 27.000 mc. Successivamente l’acquirente ottenne nel maggio 2004 la concessione per il recupero della villa di tre piani fuori terra e di altri volumi esistenti.
Sulla volumetria dei capannoni e voliere la trattativa si è protratta per anni, da una parte il privato, intenzionato a massimizzare il proprio investimento ottenendo più mc. possibili, dall’altra il Comune determinato a far valere il rispetto della legge (previsioni e prescrizioni del PRG e del PGT), ma soprattutto ad ottenere il ridimensionamento dell’edificio sulla collina, il cui impatto visivo era decisamente accentuato dalla sua particolare ed evidente collocazione. Per citare alcuni numeri la HPA Srl chiedeva di poter edificare ­­­27.000 mc in ville sparse sulla collina a fronte di una disponibilità del Comune di mc 15.000 collocati esattamente nella posizione dei capannoni dismessi.
Dopo circa un anno di discussioni l’accordo, sottoscritto nel febbraio del 2009 è stato il seguente: la HPA ottiene 16.900 mc nell’area dei capannoni ed in cambio si è impegnata ad abbattere un piano dell’immobile già costruito ed a contribuire con la somma di € 600.000,00 alla realizzazione della contro strada di supporto alla rotatoria che verrà realizzata dalla Provincia (con il concorso del Comune), davanti al supermercato Simply in direzione Moniga.
La vicenda dimostra che pur nella ovvia contrapposizione degli interessi, se si parte da regole chiare, si comprendono le esigenze dell’altro e si hanno obiettivi concreti, il risultato può soddisfare entrambi. Il privato ha forse rinunciato a dei metri cubi, si è sobbarcato i costi di abbattimento del piano, (con una compensazione però della volumetria eliminata) e versa un contributo economico importante, ma chiude positivamente un’annosa vicenda che rendeva infruttuoso il suo capitale. Il Comune ha concesso qualcosa in più di quanto voleva, ma ha ridotto l’impatto ambientale della costruzione, ha ottenuto un aiuto significativo nel perseguire una maggiore sicurezza su un percorso stradale a forte criticità ed ha sancito un principio: si costruisce nel rispetto delle regole e possibilmente dell’estetica e dell’ambiente. Ha prevalso la regola non scritta, ma anche la più efficace di tutte, il buon senso. Ci è voluta tutta la tenacia e la pazienza di un Sindaco donna, non a caso il primo a Padenghe, perché ciò avvenisse.

prima















dopo
















fonte www.gardanotizie.it

giovedì 28 ottobre 2010

Acqua ai privati. La Regione conferma il Decreto Ronchi.

Il progetto di legge approvato martedì 26 ottobre 2010, dalla Giunta regionale, sul servizio idrico dev'essere cambiato profondamente. I Comuni non hanno più potere e perdono la titolarità del servizio idrico integrato. Va ricordato come siamo arrivati a questo punto. Regione Lombardia, come le altre regioni italiane, ha dovuto presentare una proposta di legge in attuazione a un articolo della Finanziaria 2010, approvata il 23 dicembre 2009, scaturito da un emendamento presentato dalla maggioranza che di fatto sopprimeva le Aato, non producendo alcun risparmio, come sarebbe stato nelle intenzioni del proponente, ma addirittura problematizzando la gestione del servizio.

E tutto questo cosa comporta? “L’espropriazione della titolarità dell’affidamento del servizio ai Comuni che vengono solo parzialmente tutelati dal progetto di legge approvato dalla Giunta lombarda. Secondo aspetto, il modello di governo previsto dal nuovo soggetto, l’Ufficio d’ambito della Provincia, non è sufficientemente rappresentativo delle realtà territoriali. Dal nostro punto di vista, cioè, deve essere maggiormente partecipato dagli enti locali. E parliamo dei Comuni.

sabato 23 ottobre 2010

Salviamo il lavoro sul Garda

Come avrete letto sui quotidiani dei giorni scorsi, la situazione della Cartiera di Toscolano non ha visto soluzioni o svolte che facciano ben sperare. Dopo l'incontro a Vicenza dello scorso 15 ottobre tra i rappresentanti sindacali e la proprietà, nulla è emerso: il 31.12.2010 la macchina 11 cesserà la produzione.
Intanto la politica non si è fermata. Il 20.10.2010 i deputati Corsini e Ferrari hanno presentato un'interrogazione al ministro Paolo Romani sul tema.
A livello regionale, il consigliere Gianni Girelli si è fatto carico di portare avanti il lavoro e anch'egli presenterà un'interrogazione; non appena ci saranno novità ve le farò sapere.
Il nostro coordinatore zonale, Andrea Volpi, segue da vicino la situazione (come quella della Federal Mogul, con cui sono molti, troppi i punti di contatto) e ha già preso iniziative per sensibilizzare la gente sull'argomento.

Il mantenere l'attenzione sempre alta è, per noi e per i sindacati, cosa fondamentale. A tal proposito mercoledi 27 ottobre, alle ore 9.30 partirà un corteo da piazza Loggia in Brescia e terminerà con i mastri cartai che mostreranno come, già dal XIV sec. si faceva la carta in quel di Toscolano. Siete tutti attesi!

Ilaria Galetti,
coord. PD di Toscolano Maderno

venerdì 22 ottobre 2010

Una casa dell'acqua in ogni comune

L’acqua del rubinetto, dati alla mano, è sicura, di buona qualità e consente di risparmiare sia in termini economici che ecologici. Questo risultato può essere raggiunto grazie alle “case dell’acqua”, che sono già presenti in alcuni comuni lombardi e potrebbero diventare la norma se la Regione sostenesse questa opzione. La proposta, lanciata dal gruppo PD in regione, è quella di istituire un bando regionale, rivolto a tutti i comuni lombardi per la realizzazione di queste strutture volte a sensibilizzare i consumatori lombardi all’uso dell’acqua pubblica.

In una lettera rivolta alla commissione Agricoltura, parchi e risorse idriche, Giannni Girelli (cons. in regione del pd bresciano) e altri colleghi del PD chiedono di realizzare a livello regionale un bando per cofinanziare, insieme ai sindaci, con il coinvolgendo delle aziende pubbliche o partecipate, la costruzione in ogni comune lombardo della Casa dell’Acqua”, l’omologo, ma gratuito, dei distributori del latte fresco e di altri prodotti di largo consumo collocati in luoghi pubblici a disposizione dei cittadini.

Ogni singola Casa dell’acqua potrebbe far risparmiare emissioni di CO2 sia nella produzione sia nel trasporto delle bottiglie. Laddove già esiste la casa dell’acqua è molto apprezzata, tanto che singole strutture arrivano ad erogare anche cinquemila litri d’acqua potabile al giorno.


approfondisci il tema su http://www.casadellacqua.com/ 

martedì 19 ottobre 2010

DESENZANO: Assemblea pubblica

Martedì 19 ore 18:00: Rosa Leso, segretaria del PD di Desenzano, Pietro Bisinella, segretario prov. PD e il consigliere regionale Girelli si recheranno presso la Federal Mogul. Chi può, può partecipare

Martedì 19 ottobre, alle ore 20.30: presso la sala Brunelli di palazzo Bagatta ( sede del Comune ) si terrà l’assemblea degli iscritti e simpatizzanti del partito democratico. Interverranno il segretario provinciale Pietro Bisinella e il consigliere regionale Gianantonio Girelli.

Partecipate numerosi !!!!!

lunedì 11 ottobre 2010

Manifestazione a sostegno del LAVORO nella CARTIERA DI TOSCOLANO



Giovedi 14 ottobre 2010 ci sarà una manifestazione fiaccolata per protestare contro il piano di ristrutturazione della cartiera di Toscolano. La manifestazione partirà alle ore 20.00 dalla p.za di Maderno  per concludersi alla Cartiera di Toscolano.


martedì 5 ottobre 2010

Scuola, quale futuro?

DESENZANO.Tramonta il polo del lusso.

Dalla pagina facebook di Maurizio Maffi:
"Giovedì abbiamo fatto notte fonda in consiglio comunale. I gruppi di opposizione di centro-sinistra con costanza con tenacia e con un pò di astuzia hanno creato le condizioni e fatto emergere le difficoltà e le spaccature all'interno della maggioranza. Il risultato di aver salvato oltre 200.000 mq di campagna che le lobby e la filiera del cemento e del mattone avevano già predestinato , ci danno l'entusiasmo e la carica per procedere con determinazione verso le prossime sfide che ci attendono che guarda caso sono sempre "cemento e mattoni", argomenti che in particolar modo interessano i nostri amministratori, guarda caso in particolar modo a quelli che hanno votato contro o si sono astenuti su questa mozione."

venerdì 1 ottobre 2010

Ecologia, a rischio il futuro del lago

È vecchio di 35 anni il tubo sommerso che attraversa il lago da Toscolano a Torri, trasportando i reflui fognari di quasi tutta la Riviera.
Se dovesse rompersi, il danno ecologico (e turistico) sarebbe incalcolabile. I soldi per sostituirlo con soluzioni più sicure non ci sono, lasciando il Garda esposto a scenari tanto catastrofici quanto realistici.
Lo ha ricordato il sindaco di Lonato Mario Bocchio, presidente del Consorzio Garda Uno, parlando ieri a Gardone Riviera all'assemblea dei sindaci e degli operatori turistici.
E mentre Bocchio parlava di quelle vetuste tubature sommerse, a qualcuno è venuta in mente la catastrofe recente del Golfo del Messico. Solo che, in questo caso, non si tratterebbe di petrolio.
«La condotta sublacuale ha ormai 35/40 anni - ha detto Bocchio -. Domani stesso potrebbero emergere dei problemi, con una fuoruscita che provocherebbe grossi guai. Una rottura richiederebbe almeno un mese per la riparazione. La ricaduta sul turismo sarebbe pesantissima».
Un messaggio che ha finito per mettere in secondo piano tutti gli altri temi della grande assemblea di ieri.
Perchè è senz'altro necessario parlare di promozione, di sinergie, di viabilità. Ma non va dimenticato che al centro di tutto questo sistema c'è il lago. Il lago in quanto tale.
Da qui un vero e proprio appello a individuare la depurazione come priorità: «Il mio incarico come presidente del Garda Uno - ha ricordato Bocchio - scade a giugno: potrei essere confermato o sostituito. Ma al di là di questo, invito tutti a comprendere che il tubo sublacuale è una bomba a orologeria. E non è aria fritta. Bisogna assolutamente reperire i quattrini per prevenire scenari altamente indesiderabili».
Lo stesso depuratore di Peschiera, dove tutti i reflui vanno a confluire, è già ben oltre il limite. «L'impianto di Peschiera, progettato 40 anni fa, è commisurato su 330 mila abitanti - continua il presidente-. Ma d'estate il lago ospita più di un milione di persone. Funzionare funziona, ma basta poco per metterlo in difficoltà. Il sistema è datato e va modificato. È allo studio la realizzazione di un sistema completamente nuovo, dedicato alla sponda bresciana. Ma occorrono 110 milioni di euro. Se non riusciamo a ottenerli dal Ministero o dalla Regione, rischiamo un giorno o l'altro di trovarci in una brutta situazione».


FRANCESCHINO RISATTI bresciaoggi.it

giovedì 30 settembre 2010

Toscolano Maderno: 100 posti di lavoro a rischio per lo stop alla macchina 11.


28.09.2010 La direzione della Cartiera di Toscolano Maderno, in modo assolutamente inaspettato, ha annunciato la chiusura di un intero reparto, quello della “macchina 11”, appunto. Ieri, durante un’assemblea di fabbrica, è stato illustrato ai lavoratori quello che per la proprietà Burgo è un piano di ristrutturazione che si concretizzerà il 31 dicembre 2010 con la chiusura della suddetta macchina. 100 posti di lavoro sono così a rischio. Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil in una nota diramata in questi giorni, hanno sottolineato l’efficienza della cartiera di Toscolano all’interno del gruppo Burgo.
Il Partito Democratico di Toscolano Maderno, in questa fase critica, dà il pieno appoggio ai lavoratori, si fa intermediario tra le varie voci in campo e appoggia ogni iniziativa che l’Amministrazione comunale vorrà intraprendere per la salvaguardia della realtà produttiva più importante del nostro comune e di quelli limitrofi. Sostiene incondizionatamente la proposta avanzata dal sindaco Roberto Righettini durante l’ultimo consiglio comunale, ossia mantenere il vincolo industriale sull’area. E’ questo, a nostro parere, un forte e doveroso segnale per i lavoratori, come anche l’idea di fare un consiglio comunale aperto.
Nel frattempo il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia, sarebbe già stato contattato per contenere quello che si prospetta essere l’ennesimo autunno caldo per  l’industria gardesana.

Ilaria Galetti
Coordinatrice PD Toscolano Maderno

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