venerdì 1 ottobre 2010

Ecologia, a rischio il futuro del lago

È vecchio di 35 anni il tubo sommerso che attraversa il lago da Toscolano a Torri, trasportando i reflui fognari di quasi tutta la Riviera.
Se dovesse rompersi, il danno ecologico (e turistico) sarebbe incalcolabile. I soldi per sostituirlo con soluzioni più sicure non ci sono, lasciando il Garda esposto a scenari tanto catastrofici quanto realistici.
Lo ha ricordato il sindaco di Lonato Mario Bocchio, presidente del Consorzio Garda Uno, parlando ieri a Gardone Riviera all'assemblea dei sindaci e degli operatori turistici.
E mentre Bocchio parlava di quelle vetuste tubature sommerse, a qualcuno è venuta in mente la catastrofe recente del Golfo del Messico. Solo che, in questo caso, non si tratterebbe di petrolio.
«La condotta sublacuale ha ormai 35/40 anni - ha detto Bocchio -. Domani stesso potrebbero emergere dei problemi, con una fuoruscita che provocherebbe grossi guai. Una rottura richiederebbe almeno un mese per la riparazione. La ricaduta sul turismo sarebbe pesantissima».
Un messaggio che ha finito per mettere in secondo piano tutti gli altri temi della grande assemblea di ieri.
Perchè è senz'altro necessario parlare di promozione, di sinergie, di viabilità. Ma non va dimenticato che al centro di tutto questo sistema c'è il lago. Il lago in quanto tale.
Da qui un vero e proprio appello a individuare la depurazione come priorità: «Il mio incarico come presidente del Garda Uno - ha ricordato Bocchio - scade a giugno: potrei essere confermato o sostituito. Ma al di là di questo, invito tutti a comprendere che il tubo sublacuale è una bomba a orologeria. E non è aria fritta. Bisogna assolutamente reperire i quattrini per prevenire scenari altamente indesiderabili».
Lo stesso depuratore di Peschiera, dove tutti i reflui vanno a confluire, è già ben oltre il limite. «L'impianto di Peschiera, progettato 40 anni fa, è commisurato su 330 mila abitanti - continua il presidente-. Ma d'estate il lago ospita più di un milione di persone. Funzionare funziona, ma basta poco per metterlo in difficoltà. Il sistema è datato e va modificato. È allo studio la realizzazione di un sistema completamente nuovo, dedicato alla sponda bresciana. Ma occorrono 110 milioni di euro. Se non riusciamo a ottenerli dal Ministero o dalla Regione, rischiamo un giorno o l'altro di trovarci in una brutta situazione».


FRANCESCHINO RISATTI bresciaoggi.it

Nessun commento:

Posta un commento