giovedì 30 settembre 2010

Toscolano Maderno: 100 posti di lavoro a rischio per lo stop alla macchina 11.


28.09.2010 La direzione della Cartiera di Toscolano Maderno, in modo assolutamente inaspettato, ha annunciato la chiusura di un intero reparto, quello della “macchina 11”, appunto. Ieri, durante un’assemblea di fabbrica, è stato illustrato ai lavoratori quello che per la proprietà Burgo è un piano di ristrutturazione che si concretizzerà il 31 dicembre 2010 con la chiusura della suddetta macchina. 100 posti di lavoro sono così a rischio. Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil in una nota diramata in questi giorni, hanno sottolineato l’efficienza della cartiera di Toscolano all’interno del gruppo Burgo.
Il Partito Democratico di Toscolano Maderno, in questa fase critica, dà il pieno appoggio ai lavoratori, si fa intermediario tra le varie voci in campo e appoggia ogni iniziativa che l’Amministrazione comunale vorrà intraprendere per la salvaguardia della realtà produttiva più importante del nostro comune e di quelli limitrofi. Sostiene incondizionatamente la proposta avanzata dal sindaco Roberto Righettini durante l’ultimo consiglio comunale, ossia mantenere il vincolo industriale sull’area. E’ questo, a nostro parere, un forte e doveroso segnale per i lavoratori, come anche l’idea di fare un consiglio comunale aperto.
Nel frattempo il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia, sarebbe già stato contattato per contenere quello che si prospetta essere l’ennesimo autunno caldo per  l’industria gardesana.

Ilaria Galetti
Coordinatrice PD Toscolano Maderno

Toscolano, cartiera in crisi: a rischio in 120

Una fabbrica che è la storia di Toscolano e dell'intero Garda Bresciano. Attiva da decenni, da' lavoro a 300 dipendenti e da mangiare ad altrettante famiglie, che ora però intravedono tempi duri, anzi durissimi.

La crisi della Cartiera di Toscolano è molto seria, la direzione aziendale (Gruppo Burgo, proprietario di diverse cartiere in tutta Italia) ha fatto sapere che il posto per 120 lavoratori potrebbe essere a rischio. I sindacati ieri hanno organizzato una riunione per spiegare ai dipendenti la situazione; oggi si terrà una conferenza stampa, nei prossimi giorni l'incontro con alcuni politici tra cui l'ex sindaco di Brescia e attuale deputato Paolo Corsini, dopodichè un'assemblea pubblica e forse una fiaccolata per sensibilizzare l'opinione pubblica, e uno sciopero. Il tutto prima del 15 ottobre, quando l'azienda presenterà il proprio piano industriale e si capiranno realmente le intenzioni della proprietà. E il destino di 120 lavoratori.
a.c.

giovedì 16 settembre 2010

Adro, il sindaco Lancini ha evaso l’Ici: deve 20 mila euro al “suo” Comune

Il sindaco che si è fatto “paladino della giustizia”, quello che ha lasciato digiuni i “bambini morosi” in nome della giustizia e della legalità, ha evaso 20 mila euro. Secondo quanto ha stabilito la Corte di Cassazione il 23 giugno, la Eredi Lancini (azienda che fa capo al sindaco di Adro Oscar Lancini), non ha pagato 20 mila euro di Ici. Soldi sottratti, paradossalmente, proprio al Comune che il sindaco rappresenta. (bresciapoint.it)

martedì 14 settembre 2010

Adro, scuola leghista. Il Sindaco del carroccio: "se mangi maiale fai a meno di iscriverti."

Gruppo consiliare del Partito Democratico in Regione Lombardia

COMUNICATO STAMPA
Scuola di Adro GIRELLI (PD): “INTERVENGA IL PRESIDENTE NAPOLITANO PER DIFENDERE LE ISTITUZIONI E RIPORTARE LA LIBERTA’”
La scuola pubblica “leghista” di Adro (Bs) ha provocato la reazione del Partito democratico. GianAntonio Girelli, consigliere regionale del Pd, ha deciso di inviare una lettera in cui si spiega quanto sta accadendo nel comune bresciano, direttamente al Presidente della Repubblica, oltre che, per conoscenza, al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Istruzione.

“Il Presidente Napolitano deve essere informato e coinvolto su quanto sta accadendo ad Adro perché non si tratta di una vicenda prettamente territoriale – fa sapere Girelli –. Il fatto deprecabile di tappezzare una scuola dello Stato italiano con i simboli di un partito riguarda tutto il Paese, non solo una sua parte”.
In sintesi, nella missiva a Napolitano Girelli fa sapere che nella scuola arredi, vetri, ingresso, lavagne, zerbino portano il marchio del Sole delle Alpi, “simbolo della padania che non c’è”, in un plesso scolastico che dovrebbe essere aperto a tutti, “anche ai figli dei cittadini di Adro che non votano quel movimento”. Ma la scuola è pubblica, ricorda Girelli, perciò in un futuro anche ravvicinato potrebbe servire come sede di seggi elettorali, ma con che imparzialità? Si chiede il consigliere regionale. E poi il principio è quello educativo, oltre che di opportunità politica: “Dobbiamo stigmatizzare l’uso politico dei ragazzi e delle istituzioni” nel nome della libertà di tutti i cittadini.
Ma ad Adro manca proprio la libertà, dice Girelli: “Nel menù c’è molta carne di maiale e il sindaco ha già fatto sapere che chi non la mangia può fare a meno di iscriversi a scuola. E’ un modo più che evidente per lasciare fuori dalla pubblica istruzione bambini di religioni diverse”.

Milano, 13 settembre 2010

venerdì 10 settembre 2010

Costalunga, una storia che viene da lontano

Chiunque sia passato negli ultimi anni per la strada che porta a Soiano, superato il Cimitero di Padenghe, sarà inorridito vedendo lo squadrato palazzone di tre piani, l’ex villa Metelli, torreggiare su una collina. La stessa visione del resto era possibile da molti punti di osservazione di Padenghe, grazie alla posizione rilevata dell’edificio.Nel mese di agosto ciò che da molto tempo era atteso si è concretizzato: la proprietà ha provveduto all’abbattimento del 3° piano dell’ex villa Metelli, la cui concessione edilizia fu rilasciata nel 2004 ( 1° Amministrazione Allegri).

Dopo lunga e tribolata trattativa, iniziata durante la 2° Amministrazione Allegri (2004-2009) è stata ottenuta una riduzione significativa della volumetria inizialmente prevista su tutta la proprietà ( dam3 26.000 a m3 16.956) da edificare sull’area già occupata dai dismessi capannoni avicoli ( inizialmente la dislocazione era libera). Il 26 aprile del 2009 è stata infine stipulata una convenzione, registrata presso l’Ufficio delle Imposte di Lonato, che, insieme ad altre prescrizioni anche economiche, subordinava l’edificazione futura al preventivo abbattimento del 3° piano dell’edificio inizialmente costruito. La tenacia dell’Amministrazione attuale e precedente ha prevalso sulle aspettative dell’imprenditore con un evidente vantaggio estetico, di cui tutti, a cominciare da noi cittadini di Padenghe, ci rallegriamo.

venerdì 3 settembre 2010

È stillicidio di dimore storiche, un nuovo sviluppo senza senso.

Gardone Riviera continua a perdere, un pezzo dopo l’altro, il suo un tempo grandioso patrimonio di edifici storici, testimonianze del tempo in cui la Riviera era la meta del miglior turismo d’èlite europeo.
A DIMOSTRAZIONE, l'abbattimento previsto in questo 2010 (licenza rilasciata il 2 aprile a conferma delle autorizzazioni concesse dall'emministrazione precedente) della storica Villa Dewall, ai primi del Novecento dimora del colonnello Heinrich von Dewall, stravagante ufficiale tedesco in pensione che la fece costruire in posizione panoramica all'inizio della Torricella (attuale via del Vittoriale), vicino al suo albergo (ancora oggi esistente), la bella Pension Bellevue.
Villa Dewall fu edificata oltre un secolo fa, nel 1904. L'ormai storica dimora, dotata di vasto giardino, sorse in un comprensorio che meriterebbe di essere strenuamente conservato: oltre al Bellevue vi era poco sopra Villa Schäfer, diventata poi albergo Villa Ella e a sua volta trasformato nel 2005 per ospitarvi il Museo del Divino Infante, e la bella struttura della Pensione Bellaria che ancora attende recupero.
La villa e l'albergo di proprietà Dewall furono sequestrati alla fine della Grande Guerra come beni di ex nemici e poi venduti. Nel 1913 la struttura alberghiera si chiamava Pension Bellevue-Frank (proprietario Paolo Frank). Nel 1937 passò in gestione della famiglia Pizzi. Durante la Repubblica di Salò fu usata come complesso sanitario. Il Bellevue, tornò quindi alla famiglia Pizzi che poi l'acquistò nel 1966.
Destino diverso subì l'adiacente Villa Dewall di via dei Colli 36, in stato di abbandono da un decennio.
Il nuovo edificio che dovrebbe sorgere (la pratica non è ancora definitiva) su Villa Dewall, parrebbe piuttosto estraneo all'ambiente per stile architettonico e dimensione (aumento del 20% della cubatura). È' stato progettato da un architetto altoatesino e prevede la costruzione, sul totale dell'area (riedificazione quindi anche delle pertinenze), di ben 14 appartamenti. Nuove seconde case, è probabile, in aggiunta alle 1.800 già esistenti contro le 1.600 di residenti.
La dimora non era tutelata da vincolo specifico, come non lo sono altri celebri edifici gardonesi - tutti però meritevoli di strenua difesa -, fra cui Villa Annina a lago che fu abitazione del Premio Nobel della Letteratura Paul Heyse. Tuttavia l'area è sottoposta a «vincolo paesistico». Il progetto non solo ha ottenuto la dovuta approvazione delle Commissioni comunali locali ma anche della Soprintendenza.
Usando il buon senso c'è da chiedersi se nel «vincolo paesistico» non entrino pure gli edifici che fanno parte integrante del paesaggio e lo caratterizzano, e se esistano spazi interpretativi che aprono la strada ad altre possibili trasformazioni immobiliari di superstiti costruzioni storiche, alterando il volto di Gardone Riviera, sempre meno città giardino d'impronta mitteleuropea.

(fonte bresciaoggi.it)

mercoledì 1 settembre 2010

Funerali in nero sul Garda

A poche cose nella vita non si può sfuggire, due di queste sono la morte e le tasse. Se poi le si mettono assieme, come si può pretendere di farla franca? Le Fiamme Gialle di Salò hanno scoperto un giro di nero decisamente importante nel settore delle pompe funebri. Circa 2mila e 200 i funerali organizzati senza emissione di alcuna fattura da una ventina di ditte operanti tra il Garda e la Valle Sabbia, in pratica la metà di quelle controllate dalla Guardia di Finanza.
Come si è giunti all'indagine? Semplicemente scoprendo che erano più i decessi registrati rispetto alle fatture complessivamente emesse nella stessa zona. Oltre un milione di euro la cifra sottratta al fisco, tra fatture non emesse e sottofatturazioni (si dichiarava una spesa molto inferiore alla cifra richiesta).