venerdì 29 aprile 2011

Gassificatore di Bedizzole: la protesta si estende

Non sono più soli i bedizzolesi nella battaglia contro l'impianto che ricaverebbe energia elettrica dai gas prodotti dalle deiezioni avicole comunemente dette polline. «L'incontro tenuto all'oratorio Don Bosco di Carzago - spiega Daniela Armanini, vicepresidente del Comitato salute e ambiente - è stato molto partecipato e ha visto la presenza del sindaco di Calvagese, di quello di Bedizzole, accompagnati da numerosi amministratori e consiglieri comunali, dell'assessore all'ambiente ed ecologia del Comune di Lonato, del suo collega di Padenghe, insieme ad altri esponenti di altri paesi vicini».
Tutti sembrano concordare sul no all'impianto, un no che il comitato vuole far arrivare forte e chiaro in Provincia e da lì poi in Regione. I componenti del Comitato hanno passato la vigilia di Pasqua a raccogliere firme contro l'impianto e ne sono arrivate a valanga. «Abbiamo raccolto - spiega la vicepresidente Armanini - 2500 firme in un solo pomeriggio ed altre stanno ancora arrivando. Sia il gazebo in piazza che quello in via Borello sono stati avvicinati da tantissimi bedizzolesi».
Sono noti i timori più volte messi in evidenza da chi si oppone all'impianto: il carattere sperimentale dell'impianto, ma anche l'impatto ambientale, gli odori, i rischi per la salute, lo smaltimento delle ceneri, la possibilità che i promotori siano stati attirati più dai possibili contributi che da una reale necessità di realizzare il «gassificatore».
Inoltre l'impianto importerebbe da fuori dai confini di Bedizzole il 75% di quanto verrebbe bruciato nel gassificatore, mentre il 25% sarebbe la quota relativa alle polline bedizzolesi.
«Stiamo valutando - ha concluso la vicepresidente del comitato Salute e ambiente - se nella conferenza dei servizi prevista per il 3 maggio con la Provincia, parteciperemo con una folta presenza di cittadini, in modo tale che si percepisca forte la contrarietà dei bedizzolesi».N.ALB.

fonte: bresciaoggi.it

sabato 23 aprile 2011

Spese non più detraibili: abbonamenti mezzi pubblici e formazione docenti

Cattive notizie per alcune categorie di contribuenti: coloro che si servono di servizi di trasporto pubblico e docenti che hanno sostenuto spese di autoaggiornamento.
Dall’anno di imposta 2010 tali spese non beneficiano più della detrazione e tali oneri, che fino allo scorso anno andavano indicati nel rigo E19-20-21, con i codici 32 e 33, restano da quest’anno a carico di chi li avesse sostenuti.
Dopo il caos sul conto energia e conseguente crisi della green economy, continuano le follie di questo Governo decotto!

mercoledì 20 aprile 2011

Nucleare, il dietro front del governo è una vittoria del Pd, ma rimane la battaglia per il quorum

Bersani: “Ora il governo risponda sulle energie rinnovabili, noi lavoreremo per raggiungere il quorum perché vogliono depotenziare il referendum”. Quindi non dimentichiamoci di andare a votare al referendum del 12/13 Giugno, diamo il colpo finale al programma nucleare del Governo, per evitare che qualcuno tra un anno dica: per bacco il quorum non è nemmeno stato raggiunto, per cui torniamo sui nostri passi...
La Finocchiaro: "Il governo vuole nascondere il suo fallimento aggirando il voto". Bianchi: “Vigileremo perché la marcia indietro sia definitiva, ora un piano energetico nazionale".

venerdì 15 aprile 2011

Spot Pd Lombardia - Alberto da Giussano con lo spadone ricurvo

BEDIZZOLE iniziativa per il 150°: «Resistenza e Costituzione»

Come avviene da molti anni, i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, in occasione delle manifestazioni per il 25 aprile, organizzano momenti di riflessione e approfondimento in luoghi della provincia segnati da eventi attinenti la storia recente e dove persone hanno compiuto atti coraggiosi, degni di essere consegnati ai giovani. Quest'anno, con Anpi e Fiamme Verdi, Spi, Fnp e Uilp hanno unito le celebrazioni per il 150° dell'Unità d'Italia al ricordo dell'eccidio di partigiani a Bedizzole del 26 aprile 1945.
In quella giornata «i gruppi di insorti nel paese e nei dintorni (erano 92 uomini, di cui 78 armati), guidati da Giampietro Siboni, si trovarono a fronteggiare a breve distanza di tempo due colonne tedesche in ritirata.  
Alle sei di sera, sotto una leggera pioggia, arrivò la prima colonna, composta di pochi mezzi... sulla strada di padenghe. Fermatasi nella località di Mantecolo, aprì il fuoco contro i partigiani che qui si erano appostati. Le Fiamme verdi risposero vigorosamente e riuscirono a catturare due soldati. Lo scontro terminò con l'allontanamento dei tedeschi, tra cui ci furono numerosi feriti e morti. Nella stessa località, meno di un'ora dopo, arrivò una seconda colonna tedesca, più forte e composta da sette autocarri carichi di soldati con armi pesanti e da un'autoblindo. Lo scontro con i partigiani che si erano messi ai due lati della strada che attraversava il paese fu violento. I tedeschi poterono sviluppare un volume di fuoco superiore a quello dei partigiani, che avevano a disposizione solo fucili, alcuni mitra e numerose bombe a mano.
Raoul Crisari, con l'intenzione di evitare un inutile spargimento di sangue, si portò in mezzo alla strada agitando un panno bianco. Intendeva trattare con i tedeschi, informarli che il comandante del presidio di Bedizzole si era arreso e chiedere che anch'essi di arrendessero. Ma venne subito colpito dal fuoco tedesco. Il combattimento riprese con maggiore violenza. Cadde, ferito all'addome, Giampietro Siboni, che morì due giorni dopo. Da una parte della strada Gino Cocchi e Angelo Mora furono colpiti a morte; dall'altra parte caddero Dante Marchini, Giuseppe Carli, Battista Poli, Carlo Lodetti e Pietro Bottarelli. Con il buio gli spari andarono diminuendo, i tedeschi raccolsero i loro morti, li caricarono sugli automezzi e se ne andarono». Il ricordo è tratto «Dizionario della Resistenza bresciana», Rolando Anni, editrice Morcelliana 2008. Il programma della giornata, in programma oggi, 15 aprile, al teatro Don Gorini di Bedizzole, prevede: alle 9,30 ritrovo al monumento dei partigiani in via Fiamme Verdi per deposizione omaggio floreale; alle 10,15 il convegno «Resistenza e Costituzione» presieduto da Giovanna Carrara (segretaria Spi-Cgil Brescia); dopo il saluto del sindaco di Bedizzole, Roberto Caccaro, gli interventi di Alfonso Rossini (leader Fnp-Cisl Brescia), Rolando Anni (archivio storico della Resistenza bresciana), Antonio D'Andrea, docente di diritto costituzionale.

fonte: bresciaoggi.it

Marciapiedi e strade: la protesta di Barcuzzi

Un gruppo di cittadini dei Barcuzzi si lamenta perché la percorribilità del marciapiede sulla provinciale Lonato-padenghe è ostruita da vasi o altri sbarramenti. I pedoni sarebbero costretti a scendere sulla strada, un rettilineo dove le macchine sfrecciano a forte velocità, con i pericoli connessi.
La protesta affinchè il Comune intervenga per rendere il marciapiede normalmente percorribile è approdata in questi giorni al Protocollo e comunicata ai capigruppo di tutte le forze politiche. La lettera di lamentela è stata inoltre inviata al sindaco Mario Bocchio, all'assessore ai lavori pubblici Monica Zilioli, all'Ufficio tecnico, al comando della Polizia locale e al rappresentante di quartiere.
Già tempo fa, un gruppo di residenti della frazione Barcuzzi aveva chiesto dei dissuasori stradali per rallentare la velocità delle auto e consentire ai pedoni un attraversamento in sicurezza che oggi non c'è. A giorni è annunciata anche una raccolta di firme.

fonte: bresciaoggi.it R.D.

mercoledì 13 aprile 2011

Il «trasloco» della Tavina: proposte per uscire dal guado

«Viviamo Salò», la lista che appartiene all'area del Partito Democratico (4 consiglieri, capogruppo Graziella Belli), ha incontrato un paio di volte il sindaco Barbara Botti, rimasta senza maggioranza da quando dispone di 9 consiglieri su 21, essendo usciti i 5 che fanno capo ad Alberto Pelizzari, per vedere se esistono possibilità di un'intesa. Il primo punto esaminato è l'operazione Fonte Tavina, considerato il più importante in prospettiva futura, che fra l'altro sarà anche il principale punto all'ordine del giorno nel Consiglio comunale convocato per lunedì sera alle 18.30. Proprio sulla Tavina, «Viviamo Salò» è infatti uscita con un documento che indica le condizioni per proseguire la trattativa con il sindaco.
QUESTE LE PROPOSTE avanzate: ridurre la volumetria dell'intervento nello stabilimento attuale (da 40 mila mq. a circa 32 mila); diminuire la parte residenziale (da 30 mila a 18 mila) a vantaggio dell'albergo (da 8 a 11 mila) e del commerciale (da mille a duemila), mantenendo i mille mq. di appartamenti pubblici; distribuire il cemento non su un lotto solo, ma anche sui vicini comparti; effettuare una progettazione di alta qualità.
«È l'ultima zona disponibile, di particolare pregio, per la quale il Pgt prevede la costruzione di centinaia di nuove seconde case, di cui non si avverte la necessità - spiegano Graziella Belli e Vincenzo Zambelli-. Noi chiediamo una destinazione prevalentemente legata all'ambito turistico alberghiero, con servizi destinati al benessere e ai congressi. La residenza va ridotta del 40%».
PER LA NUOVA FABBRICA di imbottigliamento delle acque minerali, invece, prevista su un'area agricola a Cunettone, «Viviamo Salò» chiede un progetto accurato e, inoltre, di acquisire sia il piano industriale che di avere la garanzia di continuità dell'attività e il mantenimento dei posti di lavoro (una sessantina, più gli stagionali). Ma per giungere a un accordo c'è ancora molta strada.
Lunedì comunque il Consiglio discuterà la mozione sulla Tavina, presentata a suo tempo dalle minoranze, compresi i «Cittadini per Salò» e la Destra di Gianluigi Pezzali.

fonte: bresciaoggi.it

martedì 12 aprile 2011

Imprese e fisco, l'alternativa del pd

«RIDARE ALLE IMPRESE CAPACITÀ DI CRESCERE». Ognuno deve rimboccarsi le maniche, mettere a punto proposte sui temi dell'impresa che sono quelli di tutto il Paese: le relazioni industriali, la produttività della scuola, il welfare, le infrastrutture, il fisco, il Mezzogiorno, la ricerca e innovazione - queste le rischieste di Emma Marcegaglia, che denuncia la solitudine delle imprese e chiede un cambio di marci.  «L'Italia è un Paese diviso e dal mondo delle imprese deve venire un esempio per tutti. Dobbiamo far capire che si può convergere su poche scelte chiare, su priorità condivise per ridare all'impresa la capacità di crescere, di creare lavoro, coesione sociale e proiezione nel mondo».  

Ecco le proposte del partito democratico presentate a Salò mercoledì 6 aprile 2011:

domenica 10 aprile 2011

Moniga: un piano di governo del territorio per ridare identità al paese.

Fermare il consumo di suolo, proteggere il patrimonio naturalistico e paesaggistico, valorizzare il centro storico, i beni architettonici e di castello. Sono propositi che spesso sono solo parole. Questa volta a Moniga le hanno prese sul serio e le hanno tradotte in un Piano di governo del territorio che prevede un consumo di suolo inferiore all'1%. Per l'esattezza lo 0,96%, circa 40mila mq, di cui il 53% sono trasformazioni già previste nel vecchio Piano regolatore.
Il nuovo strumento urbanistico, redatto dallo studio associsto dell'architetto Cigognetti, è stato adottato dal Consiglio comunale il 31 marzo. Parte dal presupposto che il 49% del suolo comunale è già stato edificato. È tempo di fermarsi. Gli ambiti di trasformazione sono 5, ma di questi solo 2 non sono eredità del vecchio Piano. In tutto le previsioni sono di 98 nuovi abitanti. A tal riguardo un dato significativo è che a Moniga il 45% della famiglie hanno un solo componente: si può supporre che lo strano fenomeno sia dovuto a un discorso fiscale della prima e della seconda casa.
Dai monighesi sono comunque pervenute 117 proposte che interessavano il 18% del suolo di Moniga. «Accogliere tutte le richieste - spiega l'architetto –, avrebbe significato occupare tantissimo territorio, brucuare un capitale nel giro di un quinquennio». È stato quindi necessario distinguere le richieste per bisogni abitativi dei cittadini da quelle più speculative. In tutto 20 mila metri quadrati. Il Pgt ha durata quinquennale e le aree non edificate entro questo termine torneranno alla loro natura agricola.
Tutto il paese è sotto vincolo paesaggistico e in generale è stato seguito un principio di tutela, perché di fronte al 52% già urbanizzato c'è da chiedersi per il futuro quali siano i caratteri per riconoscersi in Moniga. Per il Piano sono il paesaggio, le colture agricole e il centro storico, che devono essere tutelati, come si sta facendo con il Parco locale sovracomunale, per cui Moniga, Manerba, Padenghe e, di recente, Soiano stanno lavorando con la Provincia di Brescia.

fonte: bresciaoggi.it

sabato 9 aprile 2011

Desenzano, Federal Mogul: via al trasloco ma il presidio non si arrende

Trenta lavoratori del «presidio» stazionavano ieri davanti al cancello d'ingresso della «Federal Mogul» di Desenzano del Garda; sul lato opposto della vecchia Statale, davanti all'azienda erano posizionati agenti di Polizia, Carabinieri, e della Polizia Locale di Desenzano.
Che ieri mattina non fosse una giornata qualsiasi a Desenzano, i lavoratori in coda per prendere i mezzi pubblici e andare al lavoro l'hanno capito subito. Troppi i manifestanti perchè anche ieri fosse una giornata come le centinaia d'altre che l'hanno preceduta.
In effetti qualcosa di diverso c'era: alle 8.30 sarebbero dovuti arrivare due camion per prelevare dalla Federal Mogul materiale di produzione (macchinari) e prodotto finito (secondo qualcuno, pistoni): nell'ambito della snervante trattativa per salvare il posto di lavoro dei tanti desenzanesi, la giornata che andava ad iniziare era di quelle campali.
Per vedere il primo camion è stato necessario attendere le 9.10: la Locale ha bloccato la circolazione in entrambi i sensi di marcia, consentendo l'accesso solamente ai mezzi autorizzati.
COME DA ACCORDI presi nei giorni scorsi, non ci sono stati problemi al momento dell'ingresso del primo camion: anzi, qualche lavoratore, forse per alzare l'umore dei colleghi, ha gridato «evviva si torna a lavorare» nel tornare a vedere dopo tanti mesi un mezzo pesante nel parcheggio della Federal Mogul. Applausi da parte dei colleghi, che, subito dopo aver lasciato passare il camion, hanno pensato bene di rimettere il gazebo al suo posto e continuare il «presidio», accompagnando ogni bancale di materiale che lasciava il magazzino, per finire sui camion, con uno scherzoso «oohhhh» di matrice calcistica. Stesso copione anche con il secondo camion, quello inviato dai vertici aziendali per asportare i macchinari, che saranno impegnati altrove. Di seguito sono entrati tre mezzi per la bonifica di parte dell'area, secondo un'operazione ampiamente programmata.
Nel pomeriggio invece la situazione ha subito un radicale cambiamento: quando davanti ai cancelli si sono presentati altri tre camion, gli operai della Federal Mogul ne hanno impedito l'accesso, a quanto pare perchè l'accordo prevedeva il «lasciapassare» per soli due mezzi pesanti deputati al trasporto del materiale. Non è servita l'insistenza degli emissari della «Federal Mogul» e solo la presenza delle forze dell'ordine ha impedito che la tensione potesse ulteriormente salire.
La speranza è che l'incontro di giovedì a Roma possa dare un futuro importante ad un'area strategica per tutto Desenzano: metriquadri che, se non saranno usati per scopi produttivi, dovranno essere in qualche modo riconvertiti.

fonte: bresciaoggi.it

venerdì 8 aprile 2011

Desenzano: In ospedale arriva la Finanza

La pratica della costruzione del nuovo blocco operatorio dell'ospedale di Desenzano, un investimento di 9 milioni di euro (ma il preventivo iniziale era di 4 milioni e mezzo) è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza per essere esaminata.
SI INDAGA sulle nuove sale operatorie, inaugurate con solenni cerimonie sei mesi fa, ma ancora chiuse e inutilizzate.
Quello delle Fiamme Gialle è un «atto dovuto» dopo l'arrivo di un esposto, di fatto anonimo, in cui era riportato quale firmatario il nome di un dipendente della stessa azienda ospedaliera, che però non c'entrava nulla. Quest'ultimo, chiamato in causa, si è dichiarato estraneo. Ma qualcuno l'esposto deve pur averlo scritto.
E tanto è bastato per fare scattare un'inchiesta sul nuovo complesso di sale operatorie dell'ospedale Montecroce, che ebbe sei mesi fa anche un'inaugurazione ufficiale ma, diciamo a questo punto, virtuale.
Era il 23 settembre scorso quando a tagliare il nastro di Emodinamica, Pronto Soccorso e, appunto, nuovo blocco operatorio, venne l'assessore alla sanità lombardo Luciano Bresciani, accompagnato dall'ex dg dell'azienda Mara Azzi.
MA DA ALLORA le nuove sale operatorie sono ancora chiuse. Non vi è stata mai fatta una sola operazione.
Nel frattempo, qualcuno fa notare come «i costi siano schizzati esageratamente, anzi più che raddoppiati». Quindi sotto la lente degli investigatori ci sarebbero non solo questioni sull'esecuzioni dei lavori, ma anche su un asserito sforamento delle spese. A provocare lo sforamento sarebbero state le continue varianti necessarie a causa di un'infinità di intoppi, una vicenda che risale ad almeno 5 anni fa.
Piuttosto, si sono ravvisate presunte carenze di vario ordine nell'esecuzione dei lavori rispetto al progetto originario.
LA REPLICA del direttore generale Fabio Russo è dapprima irritata: «Io vorrei sapere come certe notizie vengano apprese dalla stampa». Poi più pacata: «Comunque, in questo momento non mi sento autorizzato a rilasciare dichiarazioni in merito, non c'è nulla di ufficiale».
D'ACCORDO, ma le sale operatorie sono comunque ancora inutilizzate, non è vero? «Sì, non sono ancora in funzione, ma il collaudo finale è stato effettuato nei giorni scorsi. Poi, dopo gli adempimenti conclusivi dei Vigili del Fuoco, ci saremo», conclude Russo che, per inciso, delle nuove sale operatorie ha raccolto soltanto l'eredità dai precedenti direttori.
Il nuovo blocco operatorio, quando entrerà in funzione, comprenderà otto sale, ma il suo cammino, si diceva, è stato in salita forse per qualche errore di valutazione dei costi.
IL CANTIERE, inoltre, subì uno stop per la presenza di alcune cisterne interrate nel piazzale interno all'ospedale. E ancora, il progetto originario subì anche una revisione perché in principio era stata prevista una diversa sistemazione del reparto di Chirurgia e la riqualificazione delle vecchie sale operatorie: interventi che, però, andavano a sfiorare altri servizi ospedalieri. I vertici di allora si accorsero che gli aggiustamenti avevano debordato rispetto all'impegno previsto inizialmente.

fonte: bresciaoggi.it, M.TO

venerdì 1 aprile 2011

Rinviato a giudizio il sindaco di Tremosine Ardigò

Questa mattina è stato rinviato a giduizio il sindaco di Tremosine Diegò Ardigò dal gup Cesare Bonamartini. Compariranno davanti alla prima sezione penale anche Gianmarco Pelizzari, Alessandro Ariasi e Luigi Danieli. Escono dal processo Giorgio Abaribbi e Massimo Bosio.
L'inchiesta portata avanti dai carabinieri di Salò e di Gargnano e coordinata dal pm Fabio Salamone, vede indagati tecnici della Comunità montana e titolari di imprese edilizia. Il pm Salamone ha ravvisato a vario titolo diverse irregolarità, dal falso ideologico, all'abuso d'atti d'ufficio, al mancato rispetto delle normative in materia sismica.

fonte bresciaoggi.it