giovedì 23 dicembre 2010

SALO' crisi di giunta e operazione Tavina

L’amministrazione comunale è profondamente divisa e la crisi definitiva della Giunta comunale, dopo solo poco più di un anno, appare sempre più vicina.
L’ex Assessore Alberto Pelizzari e il suo gruppo, i consiglieri Colombo e Silvestri e gli assessori dimissionari Vassallo e Cominotti, hanno tolto la maschera: se il Sindaco non porterà all’approvazione l’operazione immobiliare/finanziaria della Tavina, senza modifiche, loro faranno cadere l’amministrazione comunale.

I problemi di Salò, di cui sono corresponsabili avendo amministrato anche con la Giunta Cipani, per loro vengono dopo. Ciò che conta è l’affare Tavina, la colata di cemento e di seconde case nell’unica area che può diventare il polo di un ambizioso progetto turistico per la nostra città. Il mantenimento della fabbrica e dei posti di lavoro non hanno nulla a che vedere con l’operazione immobiliare; sono due progetti distinti. L’operazione immobiliare probabilmente non è più neppure nelle sole mani delle famiglie Tonoli-Fontana. I consiglieri di minoranza hanno presentato una loro proposta di modifica del “Progetto Tavina”, che tutela gli interessi della città insieme con la possibilità di mantenere la continuità dell’azienda e dei posti di lavoro, purchè la Società Tavina abbia davvero l’intenzione di continuare l’attività.

Ai salodiani diciamo di non farsi ingannare dai falsi messaggi di chi ha a cuore solo il proprio tornaconto personale, compreso quello di chi mira alla poltrona di Sindaco per tutelare meglio gli affari!

GianPaolo Comini, coord.pdsalò

“PDL E LEGA VOTANO DA SOLI UNA LEGGE SULL’ACQUA CHE VA CONTRO OGNI LOGICA”

“Il Governo nazionale dà una proroga che consente a tutte le Regioni di aspettare i pronunciamenti della Corte costituzionale, l’indizione del referendum e di fatto una condizione legislativa più chiara. Ma Regione Lombardia, incautamente, con 39 consiglieri su 80, quindi una minoranza, approva la legge sull’acqua”, è il commento di GianAntonio Girelli, consigliere regionale del Pd, dopo la votazione di oggi, mercoledì 22 dicembre 2010, in Consiglio regionale. L’opposizione ha fatto fino all’ultimo ostruzionismo e, al momento del voto, ha abbandonato l’Aula. Ma nonostante mancasse evidentemente il numero legale, la maggioranza Pdl-Lega ha deciso di continuare e di votare il progetto di legge.

“Eppure è una legge sull’acqua che non aveva i termini dell’urgenza. Non c’era fretta per votare una norma che esautora i Comuni dalla gestione del servizio idrico, facendo una rivoluzione indipendentemente dal quadro normativo nazionale; che non permette più la gestione in house; che mette mano in un settore che, attualmente, ha le tariffe più basse d’Europa; che costringe le Ato a riaffidare entro il 31 dicembre il servizio; che inserisce elementi normativi in contrasto con sentenze della Corte costituzionale”, continua Girelli.

“Per questo motivo abbiamo fatto il nostro dovere fino in fondo. La maggioranza di Governo di questa regione ancora una volta non ha dato ascolto a centinaia di migliaia di cittadini referendari, ai tanti che avevano manifestato la propria preoccupazione, alle innumerevoli proposte emendative fatte al testo, e si è arroccata con una posizione difficilmente comprensibile. Ma questo Formigoni e i suoi lo dovranno spiegare ai Comuni e ai cittadini lombardi”, conclude l’esponente del Pd.

Gianni Girelli, Cons.PD
Milano, 22 dicembre 2010

mercoledì 22 dicembre 2010

A processo il Sindaco di Tremosine

La procura di Brescia chiede il rinvio a giudizio per Diego Ardigò, sindaco di Tremosine e per altri cinque indagati, due tecnici della comunità montana (Luigi Danieli e Massimo Bosio) e per tre titolari di imprese edili esecutori di varie opere (Gianmarco Pelizzari, Giorgio Abbaribbi e Alessandro Ariasi). Agli indagati la procura contesta, a vario titolo, i reati di falso ideologico, abuso di atti di ufficio e violazioni al testo unico in materia di edilizia. Sono 58 i capi di imputazione contestati al sindaco.

L'inchiesta avrebbe messo in luce l'«esistenza di un meticoloso sistema di illegalità finalizzato a soddisfare interessi privati attraverso la gestione della cosa pubblica con totale disinvoltura per conseguire esclusivi fini economici e politici». Al sindaco e ai tecnici sono contestati una serie di irregolarità in materia edilizia, interventi pubblici realizzati in violazione delle prescrizioni della legge sulle opere in cemento armato e le costruzioni in zona dichiarata sismica. Per l'accusa Ardigò avrebbe rilasciato il certificato di regolare esecuzione anche in assenza di atti essenziali. Ma per l'accusa il sindaco avrebbe anche liquidato a suo favore gli incentivi, in misura superiore al dovuto.
(tratto da bresciaoggi.it)

martedì 21 dicembre 2010

Acqua pubblica in Regione

Domani, salvo sorprese, la Giunta Lombarda vuole far approvare la legge regionale sull’acqua che recepisce il decreto Ronchi sulla privattizzazione del servizio idrico integrato. In assenza di chiare norme nazionali è un errore che creerà confusione e costi aggiuntivi. Il gruppo PD al Pirellone darà comunque battaglia su due emendamenti: il primo per mantenere in capo ai comuni la titolarità del servizio e il secondo per la prosecuzione della vita degli ATO

mercoledì 15 dicembre 2010

1.401.492 firme valide per l'acqua pubblica: la Corte di Cassazione ha terminato il conteggio

Il forum italiano dei movimenti per l’acqua ha reso noto che la Corte di Cassazione ha terminato l’esame e il conteggio delle 1.401.492 firme depositate lo scorso luglio dal Comitato Promotore dei 3 referendum in difesa dall’acqua pubblica.
Questa cifra è molto superiore alla soglia imposta dalla legge italiana per le sottoscrizioni a proposte di iniziativa popolare, corrispondente in questo caso a 500mila firme per ciascun quesito referendario. Per l’Italia si tratta di un risultato storico, mai raggiunto prima nella storia della nostra Repubblica. A questo punto dell’iter referendario la parola passa alla Corte Costituzionale, alla quale spetta, entro la metà di febbraio, dare il via libera ai quesiti referendari veri e propri che sono previsti per la primavera del 2011. Da qui a primavera, però, va ricordato che è già in vigore il famoso Decreto Ronchi e le regioni italiane sono costrette, anche loro malgrado, ad adeguarsi e pianificare la privatizzazione dei servizi idrici integrati. “Con l’avvicinarsi del voto popolare” spiega il Comitato promotore “si fa sempre più pressante la richiesta di moratoria sulle scadenze imposte dal Decreto Ronchi, almeno fino a quando gli italiani non si saranno espressi”.
Al fine di impedire la privatizzazione “forzata” dei servizi idrici integrati in tutte le regioni a partire dal 1° gennaio 2011, come previsto dal Decreto, il partito democratico gardesano chiederà alle amministrazioni gardesane di votare una moratoria che blocchi il Decreto Ronchi almeno fino a quando i cittadini italiani saranno chiamati a decidere sulla gestione dei servizi idrici integrati.Il Comitato Promotore dei 3 Referendum in difesa dall’acqua pubblica è ottimista in questo senso e conclude dicendo: “Siamo sempre più vicini alla liberazione del bene comune acqua dalle logiche del mercato e del profitto”.

Auguri Salò

Oggi la città di Salò compie 150 anni, un età importante che dovrebbe caratterizzare serietà e responsabilità, invece proprio in questo girono di festa il Sindaco Botti rischia di andare a casa. L'ennesima lite nel centro-destra, come capita in molti altri comuni Gardesani, vede uscire due assessori dalla maggioranza lasciando al Sindaco Botti solamente 9 voti della lista "Salò2000" che vinse l'anno scorso con il 53% dei voti. Le unioni di centro-destra litigano ovunque, dal piccolo Comune a Roma, nel frattempo gli italiani - i veri moderati come li ha chiamati Bersani - cercano di affrontare da soli una crisi economica epocale. Il partito democratico ha la sua ricetta per aiutare imprese, famiglie e comunità, cerchiamo al prossimo appuntamento elettorale di lasciare a casa i pregiudizi e scegliamo un'alternativa per l'Italia.

lunedì 13 dicembre 2010

LONATO, Basta svendere il futuro!

PADENGHE: Al via la differenziata "porta a porta"

Padenghe ha scelto la strada della raccolta differenziata tramite il «porta a porta», che dal 10 gennaio sarà ampliata in gran parte del territorio cittadino. Carta e cartone, plastica, vetro, alluminio e metalli ferrosi, umido e organico non finiranno più nei cassonetti.
Ora anche gli altri paesi dell'Unione dei Comuni della Valtenesi guardano con interesse questa prima esperienza, che materialmente, a livello di raccolta, sarà effettuata da Garda Uno. «Quello che sta facendo Padenghe - dice Lorella Lavo, sindaco di Moniga - è interessante, per vedere quanto costa e come funziona. Credo che la loro iniziativa possa essere una prova per tutti noi».
«Noi - spiega il sindaco padenghino Patrizia Avanzini - abbiamo l'obbietivo di raggiungere il 60% di differenziato nel 2012. Non partiamo in tutto il territorio, perché ci sono le seconde case. Partiamo nel centro storico e nelle zone limitrofe. Ci sono diversi stadi di partenza: altri paesi stanno ora lavorando sull'isola ecologica, che noi già abbiamo. La campagna informativa ci costa qualcosa, ma credo che sia la strada giusta».
Come ammette il sindaco Avanzini, il porta a porta in alcuni Comuni non sta funzionando come seprato. Ma vale la pena di provarci.
«Il problema in paesi come i nostri - sottolinea Turrina, primo cittadino di Polpenazze - è che viene ad abitare qua solo il sabato e la domenica, non farà la differenziata».
Però a Padenghe hanno studiato il caso di alcuni paesi turistici dove la differenziata è arrivata all'80 o addirittura al 90% del totale. Una meta ambiziosa.

lunedì 6 dicembre 2010

La riforma Gelimini vista da un universitario Gardesano

Molte sono le facili critiche basate sulla persona Gelmini che si leggono, facili sarebbero ancor di più per noi Gardesani che conosciamo le sue burrascose avventure scolastiche e i suoi primi timidi passi sull’agone politico, ma questa riforma è profondamente sbagliata e dannosa nel merito, pur contendo qualche traccia di positività che la ministra sbandiera ai quattro venti. Faccio una premessa: due anni fa, appena insediata, la Gelmini ha modificato la composizione delle commissioni dei concorsi eliminando associati e ricercatori, perché “ricattabili” dagli ordinari. Quindi ora le commissioni sono composte da soli “ricattatori”, i temutissimi baroni. Le maggiori criticità della Riforma, da non confondere con i profondi e dannosissimi tagli presenti nei vari documenti di indirizzo e pianificazione economica, si riscontrano nella riorganizzazione della governance dell’Università e la modifica del ruolo di ricercatore. Ora l’Università è governata da due organi paritari tra loro: il Consiglio d’Amministrazione e il Senato Accademico, il primo con competenze economiche-amministrative, il secondo si occupa principalmente di didattica e ricerca. La riforma sposta decisamente i poteri dal Senato al CdA, creando una sproporzione di poteri. Le scelte dei vari Atenei saranno quindi guidate principalmente da motivazioni di natura economica. C’è il rischio serio che corsi economicamente svantaggiosi vengano chiusi: Chimica, Fisica, Biologia, Biotecnoligie. Corsi di laurea strategici per lo sviluppo economico e tecnologico del Paese che rischiano di sparire per mere questioni di bilancio.
Il CdA, ora costituito da personale esterno, dovrà aprirsi ad enti esterni, non meglio specificati, da un minimo del 30% ad un massimo del 40% dei suoi componenti. Nessuno discute che, come sostiene il ministro, gli Enti Locali, la Confindustria e altre istituzione potrebbero dare un contributo positivo al governo e all’indirizzo degli Atenei, ma chi dovrebbero essere questi privati non è specificato nella legge. Perché la presenza dei privati è rischiosa? Se, ad esempio, una casa farmaceutica entrasse nel CdA di un Ateneo, avrebbe interessi a spingere per una ricerca su farmaci per malattie a grande diffusione, quindi con un ampio numero di potenziali clienti, a scapito della ricerca su malattie gravi e molto rare. La ricerca deve essere libera da condizionamenti di natura politico-ideologica, che rischiano di entrare con gli enti-locali.

Altro provvedimento che ha effetti sulla didattica è l’eliminazione delle Facoltà i cui compiti andrebbero trasferiti ai Dipartimenti. Questi ultimi ora si occupano solo di ricerca, mentre le prime di didattica. Inoltre le Facoltà sono molte meno dei Dipartimenti, verrebbe meno, quindi, la necessaria funzione di coordinamento tra i Dipartimenti e raccordo con l’Amministrazione centrale svolto dalle Facoltà. Inoltre si creerebbe confusione tra didattica e ricerca che viaggiano su binari diversi, con necessità diverse. Giusto è dare maggiore libertà ai Dipartimenti, ma ciò è possibile già a legislazione vigente ed è realtà già in molte Facoltà di svariati Atenei.

Come già detto prima, oltre al problema dell’organizzazione degli Atenei, assai dannoso è il cambiamento del ruolo del ricercatore. Ora il ricercatore è assunto a tempo indeterminato dopo un periodo di “prova” di qualche anno. La nuovo figura diventerebbe a tempo determinato con contratto di tre anni rinnovabile una sola volta. Questo sistema, come dice il ministro, è utilizzato nelle Università Statunitensi, ma la Gelmini si dimentica di dire che negli USA in aggiunta viene usato il tenure-trak, cioè un ricercatore viene assunto a tempo determinato solo se l’Università ha già i fondi per assumerlo come docente alla fine dei sei anni. Senza questa pratica, come previsto dal ddl, alla fine dei sei anni l’Ateneo difficilmente avrà i soldi per assumere il ricercatore come associato, lo lascerà a piedi ed assumerà un altro ricercatore a tempo determinato. Si introduce quindi una fortissimo livello di precarizzazione che andrebbe ad intensificare il già grave problema della fuga dei cervelli. In Italia, infatti, sia avrebbe una prospettiva bassissima di posto fisso solo verso i 40 anni. Inoltre, con un continuo ricambio del personale docente, questo non avrà mai la qualità e l’esperienza necessaria per un’Università di qualità, perché, per quanto necessaria, l’entusiasmo e la genialità dei giovani non è sufficiente. C’è da aggiungere che il ruolo di ricercatore disegnato dalla riforma lo trasforma in un non-ricercatore, infatti raddoppiano i carichi didattici (cioè le ore di insegnamento da fare), riducendo drasticamente la possibilità di dedicarsi alla ricerca. Se si aggiunge che vengono aumentati pure i carichi didattici di associati e ordinari, si capisce come le Università vengano trasformate in dei licei avanzati, invece che in ambienti dove il sapere si crea e trasmette.

Questi due punti sono, per me, i maggiori difetti della “contro-riforma”, essere critici a questo progetto non vuol dire essere conservatori, il nostro sistema universitario necessita di profondi cambiamenti, di una riforma radicale. Ci sono strutture ridondanti, sedi universitarie che non rispondono ad alcuna logica se non premiare l’ambizione di amministrazioni locali, ci sono corsi di laurea che andrebbero razionalizzati e andrebbe inserito il merito come parametro di valutazione per il corpo docente e le strutture. Il sistema di valutazione nazionale è bloccato da anni, non è stato mai reso efficace, perché il ministro non si impegna in quella direzione invece che fare riforme ciclopiche?

P.S. ricordiamo al ministro che sono due anni che ha chiusa la SISSA, la scuola post-universitaria per diventare docenti delle scuole medie superiori ed inferiori, ma non ha ancora comunicato cosa le sostituirà. Sono due anni che non formiamo docenti:  una grande riforma del sistema formativo parte dalle persone che poi effettivamente si siederanno sui banchi di scuola. Un’Università di qualità necessita prima di tutto scuole medie di altrettanta alta qualità.

Stefano Terzi, circolo pd Desenzano

venerdì 3 dicembre 2010

Terremoto nelle amministrazioni di centrodestra sul Garda

La giunta di Salò è a serio rischio. A dimostrarlo è stato il consiglio comunale di martedì in cui un gruppo di dissidenti della maggioranza (Alberto Pelizzari, l'assessore allo Sport Sergio Vassallo, Alberto Colombo e Aldo Silvestri) hanno ufficializzato la nascita del gruppo misto. Una formazione che rappresenta l'ago della bilancia tra i 10 consiglieri di maggioranza (compreso il sindaco Barbara Botti) e i quattro di minoranza. “Appoggeremo la giunta se dimostrerà capacità di amministrare”, hanno dichiarato i quattro. Un chiaro avviso agli “alleati” di Lega e Pdl. E il bilancio 2010 sarà il vero banco di prova della tenuta della maggioranza. 

Non è solo Salò ad essere in bilico, sembra esserci un terremoto politico nel centro-destra, la situazione di stallo a Desenzano del Garda, le dimissioni del Sindaco di Bedizzole e le vicende giudiziarie del primo cittadino di Tremosine. Non solo queindi tensioni nazionali, ma anche incertezze sul Garda.

mercoledì 1 dicembre 2010

Lago di Garda e di Cemento

Nei primi anni del nuovo millennio è stata cementificata un’area pari a 1.000 campi di calcio. E’ questo il risultato scioccante di uno studio sul consumo di suolo che ci pone di fronte a una domanda: quale futuro per il Garda?
Se continuiamo su questa strada la riviera Gardesana smetterà di essere scrigno di bellezze e storia, perdendo l’appeal turistico di sempre. Lo sviluppo sostenibile è la strada che propone il partito democratico gardesano, si può ristrutturare la villa Deuwall al posto di demolirla come sta succedendo a Gardone Riviera, allo stesso modo i nostri centri storici sono patrimoni da valorizzare e mantenere vivi. I continui tagli dei trasferimenti regionali/statali ai comuni e la recente abolizione dell’ICI hanno messo in crisi le casse comunali. Alla faccia del federalismo fiscale! La spesa corrente viene sempre più finanziata con gli oneri di urbanizzazione, quindi nuove aree da edificare. Questo ha fatto crescere negli amministratori locali, prima ancora che nei cittadini, il pensiero che le opere pubbliche ed i servizi comunali si possano realizzare solo a fronte di concessione di nuovi permessi a costruire. Oggi siamo di fronte ad un paradosso: si autorizzano le nuove quantità edilizie in relazione agli oneri da incassare per realizzare l’opera pubblica desiderata. L’ultimo anello, il più pericoloso, che chiude la catena di questo tipo di pianificazione territoriale, è la giustificazione di questo modo di operare che viene mostrato come a costo zero per la collettività: è tutto gratis e generosamente regalato. Non è più importante valutare la vera necessità e l’urgenza dell’opera che “viene pagata” con la trasformazione del territorio, l’importante è dichiarare che è gratis. La dinamica che ha riguardato lo sviluppo urbanistico gardesano è proprio di questo tenore e il risultato è quello che, transitando in auto sulle nostre strade, possiamo vedere. Con l’approvazione della Legge Regionale del 2005, sono stati conferiti maggiori poteri e conseguenti responsabilità alle amministrazioni locali in materia di territorio, ponendo sul tavolo il tema di GOVERNO del territorio (PGT) al posto della regolamentazione dell’uso del territorio (PRG). Poteva essere una buona occasione di cambiamento, ma allo stato delle cose non pare che le amministrazioni locali lombarde e gardesane in particolare siano pronte per questa rivoluzione.
Si leggono sui quotidiani dichiarazioni di amministratori locali che affermano che le nuove edificazioni previste dal PGT ereditate dalle precedenti amministrazioni  “sono legge” e che non si possa fare altro che lasciare lavorare le ruspe. Non è così! Nuove amministrazioni che hanno vinto le elezioni con lo slogan “proteggiamo il territorio” propongono, supportati da noti urbanisti, PGT che promettono di introitare risorse per milioni di euro in cambio di non poche svendite, magari all’asta. In cambio offrono piste ciclabili, una nuova sede comunale e case per tutti. Eppure qualcosa di positivo pare muoversi all’orizzonte. Cassinetta di Lugagnano, comune alle porte di Milano, presenta un modello di sviluppo edilizio ed economico basato esclusivamente sul recupero del patrimonio edilizio esistente, senza urbanizzare un solo metro quadrato di altro territorio. E’ questo il vero sviluppo sostenibile, la ricetta che propone anche il Partito Democratico per il Garda.