mercoledì 29 giugno 2011

Lele e il socio della ‘ndrangheta, gli interessi dell’impresario dei vip sul lago di Garda

Picchiatori, piromani e personaggi vicini alla ‘ndrangheta. Ecco quali sono le amicizie pericolose di Lele Mora. Lui, l’impresario dei vip, coinvolto nello scandalo Ruby, da tempo è legato a interessi sul lago di Garda. Ed è qui che l’amico del premier, quello, che secondo Ilda Boccassini, portava le ragazze ad Arcore, incrocia uomini vicini alla criminalità da tempo insediata nella zona del basso bresciano. Si tratta di rapporti in cui, Mora, incappa inconsapevolmente. Insomma lui, probabilmente, non sa chi sono i suoi interlocutori. Ma andiamo con ordine.

Un anno fa Lele Mora entra in affari con Carmelo Anastasi, 48 anni, milanese. Nel marzo del 2009 l’agente dei vip, incalzato dalla Guardia di finanza, che sta indagando sul suo impero imprenditoriale, mette in liquidazione tutte le società del gruppo LM. Un’inchiesta del Corriere della Sera rivela che la Fonema edizioni musicali, controllata sulla carta dal figlio Mirko, finisce a una finanziaria svizzera e allo stesso Anastasi.

Ma chi è Anastasi? Un ex poliziotto, già da tempo inserito nel giro della security di Mora e suo malgrado salito all’onore della cronaca locale per essere stato condannato pochi mesi fa e in primo grado a due anni e tre mesi dal Tribunale di Brescia. L’accusa è di concorso in sequestro di persona, porto d’armi abusivo e lesioni. Assieme ad altri e a Leo Peschiera, 54 anni ex autista diUmberto Bossi, rapì il parcheggiatore di una discoteca, sostengono i giudici, per fargli confessare d’essere il colpevole dell’incendio del Lele Mora House. Il locale è situato a Desenzano del Garda. L’agente dei vip lo ha acquistato nel 2008. L’idea era rilanciarlo. Il risultato fu quello di finire dritto dritto nel mondo a tinte fosche della vita notturna gardesana.

La Lele Mora House, prima di essere acquistata dall’impresario dei vip, si chiamava Backstage, anche conosciuto come ex Biblò. Nel luglio del 2007, un’informativa del Gico di Brescia segnalò come un ramo della società che controllava il locale di via Colli storici a Desenzano, era in realtà nelle disponibilità di un’organizzazione criminale che legava esponenti della camorra (clan Laezza-Moccia di Afragola, Napoli) ad altri della ‘ndrangheta (clan Piromalli di Gioia Tauro, Reggio Calabria). Quel documento servì alla Direzione distrettuale antimafia di Brescia per confiscare il locale stesso, rilevato, nel 2009, da Lele Mora e trasformato nel Lm House.

Il provvedimento, istruito dalla Dda e dal Gico, arrivò a sequestrare oltre trenta milioni di euro in beni ai clan calabresi e campani del nord, in un’operazione ribattezzata “Mafia sul lago”. Tra i protagonisti c’è tale Francesco Carmelo Pisano di 57 anni, originario di Gioia Tauro ma residente a Lonato sul Garda.

Scrive il Gico: “Come confermato anche dalle dichiarazioni del pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti, questi [Pisano ndr.] viene indicato come gravitante attorno alla cosca ‘Piromalli’ di Gioia Tauro”; fatto confermato da varie sentenze di diversi tribunali italiani, nei quali Pisano è stato giudicato per associazione mafiosa, a cominciare da quello di Palmi nel lontano 1997. I finanzieri poi si soffermano a valutare la situazione economico-patrimoniale del pregiudicato. Egli risulta tra i soci fondatori dell’Area Building Srl, della quale possiede il 25 per cento del capitale: un’impresa di costruzioni con sede operativa a Pozzolengo in provincia di Mantova, ma non distante dal basso Garda.

E Pozzolengo è anche il paese in cui risiede Carmelo Anastasi. In una visura, datata 2009 ed effettuata presso la Camera di commercio di Verona, città ove ha sede legale la Area Building, negli assetti societari assieme al Pisano è presente pure l’Anastasi. Egli è il proprietario del 50% delle quote.

Nell’inchiesta sui clan in riva al Garda si ricorda inoltre che il Pisano “Fin dai primi anni ’90 era apparso in stretto rapporto coi fratelli Fortugno”, ovvero con altri esponenti della ‘ndrina dei Piromalli – sempre secondo il Gico di Brescia – a loro volta attivi nel basso Garda e proprio in questi giorni a processo assieme per lo sfruttamento della prostituzione. Nei loro summit, i compari calabresi, in contatto con quelli campani, ribadivano che non “era il caso di farsi la guerra, perché le ragazze e la droga potevano essere gestite assieme!” Teatro di questa laison, il solito mondo notturno in riva al lago. Una realtà che Mora e il suo entourage, loro malgrado, hanno imparato a conoscere molto bene.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it di Fabio Abati

DESENZANO Lite e spari al ristorante uccide il lavapiatti 19enne

Un diciannovenne freddato subito dopo essersi licenziato: un giovane marocchino, da sei anni in Italia e in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, riverso senza vita sul tappeto della veranda del Gattopardo, il ristorante del lungolago Cesare Battisti di Desenzano proprio accanto alla banca rapinata la scorsa settimana. Cinque colpi, forse sei, che Gioacchino Farruggio, padre del titolare del locale, ha sparato dopo aver ricevuto la visita del giovane marocchino e di V.D.G, 41 anni (la polizia ha preferito non rendere noto le generalità complete della donna), consulente del lavoro che doveva curare la cessazione del rapporto tra le due parti.
PER IMAD El Kaalouli non c'è stato nulla da fare: il lavoro dei soccorritori, gli occhi carichi di speranza mista ad angoscia dei bagnanti attirati dagli spari e assiepati a una ventina di metri dal corpo del nordafricano, non sono bastati per consentirgli di vincere la battaglia con la morte. Il giovane, da cinque mesi lavapiatti nel ristorante desenzanese, ha cessato di vivere attorno alle 17 quando il suo cuore ha ceduto definitivamente all'emorragia provocata dai proiettili esplosi da una calibro 7.65 illegalmente detenuta dall'omicida, un uomo di 46 anni appena compiuti e padre del titolare dell'esercizio pubblico, Giuseppe Farruggio.
La tragedia che ha scosso Desenzano in un tradizionale pomeriggio estivo è andata in scena attorno alle 16.15: Imaad, lavapiatti del ristorante, ha un colloquio con Gioacchino Farruggio per definire la cessazione del proprio rapporto di lavoro. A quanto pare il ragazzo straniero avrebbe chiesto quanto gli spettava rimarcando la sua volontà di smettere di lavorare alla fine del mese, in piena stagione estiva.
Al tavolo, oltre al 46enne siciliano, c'era anche la consulente del lavoro, necessaria per espletare le pratiche tecniche delle dimissioni. Seduti in un tavolo all'interno, i tre parlano, gli animi si scaldano e non è dato sapere se l'accordo venga raggiunto.
Ad un certo punto la svolta, violenta e tragica: Imaad si alza, accanto a lui la consulente, con l'intenzione di andare verso il suo motorino beige parcheggiato in strada, fronte lago. Qualche ora di riposo, forse proprio in spiaggia, prima di rimettersi al lavoro per il servizio serale. Improvvisamente, tra l'interno e l'esterno del Gattopardo, vengono esplosi cinque, forse sei, colpi di pistola che raggiungono il diciannovenne alla schiena facendolo crollare all'esterno, sotto la veranda che protegge i tavolini dal sole. Un colpo, di rimbalzo, ferisce lievemente la consulente del lavoro che in seguito sarà trasportata all'ospedale di Desenzano con una ferita non grave. Per Imaad El Kaalouli invece i sogni di una vita italiana svaniscono in un convulso tentativo di rianimazione.

martedì 28 giugno 2011

Lele Mora, dalla «dolce vita» al declino del Garda dei vip

Ha conosciuto le due stagioni del lago di Garda: quella, gloriosa, del Sesto Senso come discoteca dei vip degli anni '80 e quella, più recente e con meno lustrini, legata ad una tardiva e fallimentare operazione di rilancio dell'ex Biblò, rinato per morire subito dopo con il nome di Lele Mora House. Un'insegna che doveva essere garanzia di successo, un nome che poteva essere passaporto per il popolo della notte verso il mondo dello showbiz.
Dario «Lele» Mora non è stata una presenza inosservata a Desenzano quando la cittadina gardesana era l'epicentro della movida del nord Italia e non solo: prova ne è il fatto che l'ex parrucchiere veronese, arrestato l'altra sera a Milano per il reato di bancarotta fraudolenta, fu manager tra gli altri di Jerry Calà (uno dei primi soci del Sesto Senso, oggi, ne riferiamo nella pagina del Garda, locale destinato a scomparire definitivamente) e Luisa Corna poi. I frequentatori della discoteca cult degli anni '80, oggi più che cinquantenni, lo ricordano alle prime armi, capello lungo e sguardo furbo, sempre vicino a chi brillava della luce più luminosa. Di lì a poco avrebbe creato un impero da cui passò mezzo mondo televisivo italiano.
Proprio a Desenzano, vent'anni dopo, il manager veronese con quartier generale a Milano tornò alla ribalta per riaccendere le notti che furono riportando in auge l'ex Biblò con il nome «Lele Mora House»: per questo motivo con alcuni soci mantovani e con l'aiuto dell'amico e imprenditore desenzanese Leo Peschiera si avvicinò al Backstage (quel che restava, appunto, del Biblò). «Questa di Desenzano sarà la prima Lele Mora House d'Italia ma ne seguiranno molte altre», ripeteva incessantemente e, almeno all'inizio, i numeri furono dalla sua parte.
Il locale aprì il 3 aprile del 2008: su via Dal Molin c'erano auto di ogni genere, vigili e gestire la viabilità, fotografi e paparazzi. Del resto tra i privè extralusso, il bancone del bar e i divani a bordo pista i numeri 1 dello spettacolo non mancavano. Si ricordano per esempio l'amico di sempre Jerry Calà, quindi Wanna Marchi, l'attaccante brasiliano del Bologna Martin Adailton, la modella Barbara Fagioli così come i calciatori Eugenio Corini, Victor Obinna, Luciano Eriberto e Sergio Pellissier. Poco dopo anche il Brescia di Serse Cosmi fu ospite per una serata all'insegna dei colori biancazzurri. Tutti «conquistati» dal locale destinato a fare tendenza, punto di contatti tra il mondo vip e coloro che, senza nascondere ambizioni e velleità, avrebbero voluto farne parte.
Tra calciatori e starlette la regina del Lele Mora House è stata senza dubbio Paris Hilton: l'ereditiera inglese con una vocazione artistica mai nascosta brindò con il manager veronese in un privè che pullulava di fotografi. Biglietto da visita di una discoteca sempre più in rampa di lancio ma che si ritrovò, in un attimo, catapultata in fondo al burrone da un incendio doloso il 24 aprile, a tre settimane dall'apertura. Quella mattina, Lele Mora, fu assolto per Vallettopoli, ma non potè festeggiare: i danni al locale, seppur limitati, portarono ad un improvviso stop. Alla riapertura, i vip avevano cambiato «giro». Pochi sabati e la definitiva chiusura. E fu il declino per l'ultimo Lele Mora gardesano.

Daniele Bonetti - fonte: Bresciaoggi.it

giovedì 23 giugno 2011

Le proposte pd sul Lavoro dopo la conferenza nazionale

Restituire senso, dignità, valore e reddito al lavoro, in tutte le sue forme è il messaggio della Conferenza Nazionale per il lavoro del PD  del 17 e 18 Giugno a Genova. Il lavoro quindi al centro del programma: idee chiare per contrastare la precarietà, e il lavoro nero, per incentivare l’occupazione  per i giovani e  le donne e per il reinserimento degli over 45.

Tra le iniziative più specifiche che il Pd ritiene opportuno realizzare vi sono:

- Il contratto di apprendistato come canale prioritario di accesso al lavoro stabile, accompagnato anche da incentivi alla stabilizzazione.

- Il venir meno dei vantaggi di costo del lavoro precario: a parità di costi per l’impresa, un’ora di lavoro precario deve costare di più e un’ora di lavoro stabile deve costare di meno. Sostegno alle pensioni dei lavoratori più giovani e meno tutelati e drastica riduzione delle forme contrattuali.

- Per incentivare la partecipazione e l’occupabilità delle donne, il ruolo centrale va assegnato al potenziamento dei servizi pubblici per conciliare lavoro e maternità.

- La defiscalizzazione per i primi tre anni di attività delle nuove imprese costituite da giovani.

- L’introduzione di un salario o compenso minimo, determinato in riferimento ai minimi dei contratti nazionali di riferimento e destinato a tutti coloro che lavorano al di fuori dei contratti nazionali vigenti.

- Lo stage deve avere una durata massima di sei mesi, sotto la diretta responsabilità della scuola o dell’Università, con contenuti formativi accertabili e retribuzione (40 per cento del compenso di riferimento).

- Una graduale riforma degli ammortizzatori sociali affinché tutte le tipologie di lavoro, dipendente, autonomo, professionale, abbiamo diritto ad una indennità di disoccupazione e ristrutturazione del welfare affinché le tutele fondamentali (indennità di malattia, diritti alle ferie retribuite, ecc.) coprano tutte le tipologie contrattuali.

- Universalizzazione dell’indennità di maternità e ripristino delle norme di contrasto alle “dimissioni in bianco”.

- La riforma della formazione professionale e della formazione continua.

- L’introduzione di uno Statuto per i lavoratori autonomi ed i professionisti.


Silvia Dell’Erba, circolo pd salò e
delegata all’assemblea provinciale e regionale PD

venerdì 17 giugno 2011

GARDONE RIVIERA pranzo con i consiglieri regionali del PD

Il gruppo regionale del Partito Democratico sarà nella provincia di Brescia questo fine settimana nelle giornate di Giovedi 16, Venerdì 17 e Sabato 18 giugno. Proseguono così gli incontri nella varie provincie della Lombardia incontrando amministratori, mondo produttivo, sociale ed istituzionale.

Ore 10.15 - Toscolano Maderno – Caffè in piazza
Navigazione e problemi connessi al territorio

Ore 12.30 - Gardone Riviera, pranzo

Il menu sarà il seguente:
aperitivo, risotto ai funghi, tagliolini al tartufo, grigliata di carne con patatine fritte e insalata, gelato alla crema con frutti di bosco caldi, caffè corretto, vino bianco e vino rosso
Euro 25,00

Chi è interessato a partecipare confermi la propria presenza alla mail michele.porretti@gmail.com entro le 12.00 di venerdì 17.

Per maggiori informazioni: www.blogdem.it

martedì 14 giugno 2011

REFERENDUM: affluenza dei Gardesani al 51,31%

Con una media del 51,31% i Gardesani hanno battuto la soglia del quorum (45.397 su 88.473 aventi diritto sulle sponde bresciane del lago), anche se la media è inferiore al dato della provincia bresciana e a quello nazionale. L'Alto Garda trova il comune con la più alta partecipazione al voto: Limone infatti sfiora il 65% dei votanti. Il dato più basso spetta a Manerba con il 42,42%.
Le percentuali di Si si allineano invece al dato nazionale, intorno al 95%, su tutti e quattro i quesiti referendari.

Ma ecco nel dettaglio i comuni gardesani:

Bedizzole 54.85%
Calvagese 59.05%
Desenzano 50.91%
Gardone Riviera 50.99%
Limone 64.63%
Lonato 55.01%
Manerba del Garda 42.42%
Moniga 44.6%
Padenghe 47.91%
Polpenazze 49.95%
Pozzolengo 53.5%
Puegnago 50.82%
Salò 49.15%
San Felice del Benaco 53.28%
Sirmione 46.73%
Soiano 48.76%
Tignale 52.04%
Toscolano 55.72%
Tremosine 50.31%

lunedì 13 giugno 2011

Seggi chiusi, col voto estero affluenza oltre 57%; Pd, Idv e Fli: "Ora il governo si dimetta"

Il quorum sui quattro quesiti referendari - acqua, nucleare e legittimo impedimento - è stato raggiunto e si profila una plebiscitaria vittoria per il fronte del Sì. Berlusconi: "Un dovere accogliere il responso". Polemica per le parole del premier ("Dovremo dire addio a nucleare") e di Maroni ("Le proiezioni dicono che il quorum sarà raggiunto") a urne ancora aperte. Le opposizioni protestano e chiedono le dimissioni del governo. Enrico Letta (Pd): "Fuori dalla realtà un premier che non si dimetta oggi". Il Terzo Polo: "Il sì al referendum è un no grande come una casa al governo". Fli: "Ora pagina nuova per l'Italia". Vertice della Lega a via Bellerio. Calderoli: "Stufi di prendere sberle". Bersani: "Dato enorme, che chiede il cambiamento. Si dimettano e vadano al Colle". Di Pietro: "Chiedo dimissioni da quando il governo è nato". Vendola: "Ora elezioni anticipate". Casini: "Berlusconi non lascerà ma bisognerebbe andare a votare"

Quorum vicino: alle 22 di domenica il 41,14 % degli elettori ha votato (non conteggiati 3,3 milioni all'estero)

Seggi di nuovo aperti in tutta Italia fino alle 15 per la seconda e ultima giornata di votazioni sui quattro referendum su ritorno al nucleare, gestione e tariffe dell'acqua, legittimo impedimento a partecipare ai processi. La partita si gioca sul quorum. L'affluenza alle urne, ieri, prima giornata di voto, è stata molto alta raggiungendo alle 22 il 41,1% per tutti i 4 referendum. Un dato che fa bene sperare i promotori rispetto alle precedenti consultazioni: un'affluenza così alta per i referendum abrogativi non si registrava dal 1995. Le sezioni elettorali in tutte le Regioni italiane sono 61.599. Gli italiani chiamati fra ieri e oggi alle urne sono oltre 47 milioni, oltre 3 milioni gli elettori all'estero che hanno già votato. Il «verdetto» sul quorum arriverà dal Viminale questo pomeriggio. A Milano, si votava inoltre per cinque referendum consuntivi. Il quorum era fissato al 30% ed è stato abbondamente raggiunto già domenica.

giovedì 9 giugno 2011

Referendum, è tutto pronto Alle urne 909.890 bresciani

Il conto alla rovescia è iniziato. Mancano poche ore ai referendum abrogativi del 12 e 13 giugno, e mentre si moltiplicano le iniziative dei comitati e le prese di posizione dei partiti la macchina organizzativa si sta muovendo. Si vota domenica dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15.

I QUESITI. I quesiti per cui i bresciani sono chiamati ad esprimersi sono quattro. I quesiti numero 1 e 2 (scheda rossa e gialla), per proporre i quali sono state raccolte in provincia 45mila firme, riguardano l'acqua pubblica: il primo si basa sull'abrogazione di norme che attualmente consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori economici privati; il secondo sull'abrogazione delle norme che stabiliscono la determinazione della tariffa per l'erogazione dell'acqua, il cui importo prevede attualmente anche la remunerazione del capitale investito dal gestore. Il quesito numero 3 (scheda grigia), voluto in origine da Italia dei Valori, propone l'abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare. Questo referendum è stato presentato anche grazie alle 9.500 firme raccolte nel bresciano. Oltre 8mila invece i cittadini che hanno firmato per il numero 4, sempre voluto da Idv: la scheda di colore verde propone l'abrogazione di norme in materia di legittimo impedimento del presidente del consiglio e dei ministri a comparire in udienza penale..

GLI ELETTORI. Secondo le ultime rilevazioni della prefettura di Brescia sono chiamati ad esprimersi per la consultazione referendaria 909.890 elettori di cui 441.142 maschi e 468.748 femmine. Il corpo elettorale è cresciuto nei numeri. Al precedente referendum del 21 e 22 giugno 2009 erano 907.382 gli aventi diritto. Sono 1.164 quindi le sezioni allestite in tutto il territorio (contro le 1.153 del 2009), compresi i seggi volanti allestiti nei piccoli luoghi di cura, i seggi speciali aggregati alle sezioni ospedaliere oppure alle sezioni normali non ospedaliere per la raccolta dei voti nei luoghi di detenzione.

fonte: Natalia Danesi, da bresciaoggi.it

lunedì 6 giugno 2011

REFERENDUM 12/13GIUGNO, la battaglia del quorum sul Garda

Il 12/13 Giugno si terranno importanti consultazioni referendarie che vedranno i cittadini misurarsi su tre temi: acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento. Come sappiamo tutti la prima grande battaglia è quella del quorum, quindi diventa un obbiettivo primario per i “comitati del si” attivare sul territorio iniziative informative.

Leggendo notizie su giornali e su facebook che riportano spostamenti all’ultimo minuto di banchetti o dinieghi per l’utilizzo di sale pubbliche, viene da domandarsi se alcuni politici piuttosto che impegnarsi in “comitati per il no”, preferiscano utilizzare le posizioni di amministratori per boicottare queste iniziative.

Prima viene negata per più volte la biblioteca di Lonato chiesta per tenere dei dibattiti sui temi referendari, segue Pozzolengo dove il banchetto viene si autrizzato, ma in una via secondaria, poi a Gardone Riviera dove a precisa autorizzazione rilasciata dal Sindaco viene chiesto all’ultimo minuto di spostare il banchetto in una piazza lontana dalla manifestazione turistica in corso. In quest’ultimo caso il Sindaco Cipani si premura di emanare un comunicato stampa dove sottolinea la neutralità del provvedimento, ma proprio per quanto detto sopra in merito al quorum, questa neutralità sembra secondo noi solo di facciata. Inoltre ci si chiede perchè è stata fatta retromarcia, visto che sembra chiaro che per l’amministrazione il confronto politico in piazza sia qualcosa di inetto da relagare lontano da manifestazioni pubbliche di carattere turistico-culturale. Come se non si siano mai visti i banchetti della lega nord nei mercati comunali.

Troppi episodi quindi, diffusi sul territorio gardesano, per non leggere una strategia oscurantista da parte della destra che evidentemente ha paura di questi referendum. Per cui se è vero che la Destra Gardesana non vuole essere vista come “nemico persecutore” e denuncia il basso livello del dibattito politico, così come ricordato nel comunicato del Sindaco di Gardone, si misuri sul campo aprendo “comitati per il no” e battendosi insieme al fine di raggiungere il quorum, anche per dare un senso ai milioni di euro, soldi di tutti noi, che verranno spesi il 12/13 giugno dopo la decisione del Ministro Maroni di non accorpare referendum e ballottaggi, ennesimo esempio di quanto detto.

domenica 5 giugno 2011

DESENZANO: piano di governo del territorio, questo sconosciuto

L’Amministrazione comunale di Desenzano del Garda afferma di voler portare in adozione il Piano di governo del territorio, dopo quattro anni dal suo insediamento. Il 2 maggio la giunta comunale ha preso atto della seconda bozza del Piano di Governo del Territorio, consegnata dai progettisti! Il materiale depositato è ancora parziale, mancano le norme del Documento di Piano; il Piano delle regole ed il Piano dei servizi sono solo parzialmente evocati dai contenuti delle tavole. Difficile immaginare che l’amministrazione possa impostare un percorso di condivisione e discussione - come meriterebbe un tale strumento - se si vuole andare ad adozione entro la scadenza indicata dalla Regione Lombardia, il 30 settembre prossimo. Dal materiale a disposizione si possono quindi trarre solo alcune informazioni.


La prima: gli abitanti stimati dalle trasformazioni territoriali interne ed esterne alla città consolidata sono 3500, aggiuntivi rispetto a quelli previsti dall’attuazione del PRG vigente.

Questa cifra si ottiene con un parametro di 175 metri cubi per abitante negli ambiti esterni. Se si utilizzasse il più comune parametro di 150 metri cubi per abitante, la cifra aumenterebbe ancora di oltre 200 unità. Inoltre non sono conteggiati gli abitanti aggiuntivi che potrebbero insediarsi a seguito di recuperi o incrementi volumetrici nelle zone residenziali consolidate.

La crescita prevista dal PGT è quindi quasi doppia di quella prevista dal PRG, approvato nel 2006 e non ancora del tutto completato (la valutazione ambientale strategica lo dichiara completato al 78%).


Un secondo elemento sono le scelte dei grandi poli di trasformazione residenziale.

I tre più grandi sono: quello delle Grezze (ATR/PII 2), quello della Cremaschina/Maiolo di sotto (ATR/PII 6 e AT5) e quello delle Tassere (ATR/PII 4). In essi si concentra quasi il 23% delle nuove residenze, in tre ambiti molto decentrati rispetto ai centri principali ed ai relativi servizi!

Inoltre si tratti di ambiti che l’Amministrazione vuole approvare PRIMA dell’adozione del PGT, con l’adozione di due di questi nella seduta del 30 maggio 2011.

Si tratta di un’operazione metodologicamente sbagliata: anticipare l’adozione delle previsioni più rilevanti del piano prima del piano significa astrarle da un contesto più ampio di regole generali, intaccare aree agricole spacciando per “intercluse” aree che non lo sono, eludere l’obbligatoria dinamica partecipativa che la Legge 12 del 2005 impone prima dell’adozione del PGT!


Un terzo elemento sono le trasformazioni non residenziali, in particolare il vastissimo ambito dove è prevista l’applicazione dello Sportello unico per le attività produttive, nella fattispecie terziarie e ricettive, su una superficie di 85.000 metri quadrati a Monte Alto. L’esito sarà definito solo con l’approvazione dello strumento attuativo per cui si può solo immaginare cosa sorgerà (la tavola da indicazioni molto di massima).


Un quarto elemento è costituito da alcune altre previsioni importanti, che però rimangono sotto traccia, in quanto la documentazione illustra soprattutto le scelte di trasformazioni fuori dal perimetro del tessuto urbano consolidato.

Mi riferisco all’area a lago dove è previsto uno “sportello unico” per destinazione alberghiera di oltre 8000 metri quadrati di superficie, su viale Motta, accanto all’Idroscalo; ai previsti ampliamenti dei porti di Desenzano de Rivoltella, alla riduzione della superficie del Piano per edilizia economico popolare della Cremasca. La Valutazione Ambientale Strategica non merita grandi commenti. Tuttavia un’indicazione ne emerge: l’ambito di trasformazione delle Grezze, quello che dovrebbe consentire la realizzazione di una nuova scuola (in posizione non idonea), è di gran lunga il più impattante di tutti quelli contenuti nel PGT (in una scala da 1 a 13 vale 13!). Il Piano territoriale regionale e il Piano di Indirizzo forestale prevedono infatti forti tutele nelle aree tra la ferrovia e la tangenziale: ad esempio aree di ricostituzione ambientale, un contorno di boschi e parchi urbani e periurbani ad arginare l’insediamento esistente.

In sintesi, con la documentazione finora disponibile, si ricostruiscono solo le scelte più grandi che l’Amministrazione sta anticipando con i Programmi Integrati di Intervento e rimangono ancora oscure, forse perché non sono ben definite, molte altre scelte.


Sarebbe tempo di iniziare un confronto aperto su tutte le scelte del PGT!

Tuttavia non si coglie nessuna volontà di arrestare l’utilizzo di nuove aree per spingere decisamente verso il recupero dell’esistente. Anzi si giustifica anacronisticamente la crescita delle aree residenziali con la previsione della continuità della crescita demografica, in contrasto con le prescrizioni degli strumenti di pianificazione sovra comunale (dal Piano paesistico regionale al Piano provinciale), i quali disegnano uno scenario di sviluppo e di vincoli per il territorio dei laghi insubrici che è chiaramente legato alla promozione dei valori territoriali e ambientali.



Prof. Ing. Maurizio Tira
Consigliere comunale “Lista Pienazza” – Desenzano del Garda

DESENZANO: portiamo rispetto per la natura, anche a Monte Corno

È uno dei posti più belli di tutta l'area morenica gardesana, ma spesso qualcuno, tra i cittadini che vanno a fare scampagnate in quell'area verde, lo interpreta come una discarica.
Il parco diventa frequentatissimo il giorno di Pasquetta, ma c'è chi ha raccolto i rifiuti in sacchi per poi lasciarli nei campi. Un esempio di maleducazione. Per non parlare di chi ha lasciato copertoni o sanitari dei bagni.

Il PD Garda lancia un appello a tutti, affinchè non si ripetano più scenari di degrado e mancato senso civico come questi raffigurati in foto! 

sabato 4 giugno 2011

Intervista a David Vetturi: le sue preoccupazione per San Felice

In un recente intervento il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha sottolineato l’avanzata delle infiltrazioni mafiose, soprattutto nel sistema economico-finanziario, nel territorio Lombardo, in particolare Milano, Bergamo e Brescia. Da poco a San Felice del Benaco è stato adottato il nuovo strumento urbanistico del Piano di Governo del Territorio e questo non vuol dire che via siano necessariamente interessi “sporchi” o cosche pronte a investirivi, ma David Vetturi, coordinatore del circolo locale del PD, ha comunque qualche preoccupazione.

Con 130 mila mq da urbanizzare e 42 mila mc di nuove abitazioni, quale può essere il giro d'affari mosso?
Non è banale riuscire a fare una valutazione del genere, tuttavia è possibile fare quello che comunemente viene chiamato il “conto della serva”. Attualmente una casa di 140 mq a San Felice si vende fra i 500 e i 700 mila euro. Valutando un altezza media di 3 metri per le abitazioni il costo a mc di abitazione è compreso fra 1100 e 1700 euro. Moltiplicando il tutto per 68 mc, perché, oltre agli ambiti di trasformazione, ci sono oltre 20 mila mc di cosiddetti “lotti liberi”, si ha un volume d’affari compreso fra 75 e 110 mln di euro. Il calcolo è conservativo e non considera i costi legati alla realizzazione della parte di servizi pubblici, che saranno appalti pubblici, per oltre 15 mln e per gli eventuali interventi edilizi in centro storico.
Ci sono dei timori su chi vi investirà?
Non mi permetto di fare considerazioni su chi sarà a operare economicamente in futuro, mi limito a poche considerazioni. La versione dell’amministrazione comunale è che si realizzeranno solo case per i residenti e non seconde case. Il reddito IRPEF complessivo per i 1912 contribuenti di San Felice è stato nel 2009 di circa 45 milioni di euro (dati dell’Agenzia delle Entrate). Di questi solo un centinaio ha redditi superiori a 60 mila euro. Il volume di affari mosso dal PGT è circa due volte il reddito complessivo prodotto a San Felice. Evidentemente non saranno tutte residenze per le persone del posto, ma assisteremo a una nuova crescita delle seconde case sul territorio gardesano.
Un Comune può far qualcosa per prevenire capitali di dubbia provenienza, riciclaggio del frutto di attività della criminalità organizzata? A Toscolano il PD ha posto il quesito con una interrogazione.
Vista la premessa, è ovvio che i capitali che verranno a operare saranno esterni al nostro Comune. La presenza economica, e non solo, della criminalità organizzata nel bresciano è documentata da inchieste della magistratura, denunce di diverse associazioni e approfondimenti giornalistici: cito uno fra tutti, “La Leonessa e la piovra”, documentario sulle infiltrazioni della mafia a Brescia di Fabio Abati e Igor Greganti che è reperibile ancora oggi sul web. Credo che sia dovere di una amministrazione comunale chiedersi cosa accadrà nel nostro territorio quando viene approvato un PGT. Chi verrà davvero ad investire i capitali a San Felice? Non vorrei risvegliarmi fra qualche mese come gli abitanti di Urago Mella quando avvenne il delitto della famiglia Cottarelli.

fonte: corriere del garda, di Enrico Grazioli

venerdì 3 giugno 2011

su Gardone sventola la bandiera blu

Gardone Riviera ha ottenuto la «Bandiera blu» della Fee per il rispetto dell'ambiente e del paesaggio, la pulizia delle acque, i servizi efficienti. Un premio insomma che va ben oltre le spiagge. Grazie alla sensibilità del consigliere “indipendente” Stefano Ambrosini che è impegnato sul fronte dell’innovazione e dell’ambiente. Infatti Gardone è anche bandiera arancione per l’agricoltura e sono stati introdotti innovativi sistemi di raccolta dei rifiuti. Quest’anno oltre a 230 località di mare, Gardone è una delle tre località di lago ad avere ricevuto il premio e l'unica del Garda quest'anno. Sirmione che storicamente riceveva questo riconoscimento è fuori gara già da qualche anno. La Bandiera blu, istituita nel 1987, viene assegnata ogni anno in 41 nazioni dalla Foundation for Environmental Education (Fee), con il sostegno e la partecipazione di Unep (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) e dell'Organizzazione mondiale del turismo.

L'auspicio del PD Garda è di impegnarci tutti per portare più bandiere blu sul lago, perchè il Garda è di tutti noi!

mercoledì 1 giugno 2011

«Salò come i partiginai» Pdl senza vergogna

Le Associazioni degli ex combattenti della Repubblica sociale di Salò potrebbero avere lo stesso riconoscimento dell'Anpi e delle altre associazioni ex combattentistiche, ricevendo anche contributi statali: l'apertura è prevista da una proposta di legge del Pdl al voto della commissione Difesa della Camera, su cui si è aperto uno scontro con le opposizioni.

La proposta di legge, che ha in Gregorio Fontana il primo firmatario, nasce dalla necessità di dotare le associazioni ex combattentistiche di una personalità giuridica, visto che tra l'altro ricevono dei fondi dal ministero della Difesa (tra il 2009 e il 2011 hanno ricevuto 1,5 milioni annui complessivamente). Il provvedimento stabilisce i requisiti perchè queste associazioni ricevano il riconoscimento di Associazioni di interesse delle Forze Armate: tra i requisiti ci deve essere la loro apoliticità e che i loro statuti rispettino i principi di democrazia interna.

I problemi cominciano perchè la proposta assegna al Ministero un compito di vigilanza non solo sulla legittimità dei loro statuti, ma sulle attività stesse delle associazioni. E qui il centrosinistra vi ha visto la volontà di sottoporre a controllo l'Anpi, cioè l'Associazione nazionale partigiani. Ma l'elemento deflagrante è l'apertura al riconoscimento delle associazioni dei combattenti di Salò. Per il testo infatti possano essere riconosciute dal ministero tutte le associazioni di ex «belligeranti», senza limitazioni di sorta. Il braccio di ferro si è protratto nelle scorse sedute della Commissione Difesa, allorchè gli emendamenti delle opposizioni che correggevano questi elementi sono stati tutti bocciati.

Per bloccare l'iter il Pd ha presentato oggi una propria proposta, a prima firma Antonello Giacomelli, che è stato abbinato al testo Fontana. Questa proposta di legge prevede il riconoscimento solo per le associazioni di quanti sono stati «legittimamente belligeranti», il che escluderebbe i reduci della Repubblica sociale; in secondo luogo la vigilanza del Ministero non è sulle attività ma unicamente sullo statuto delle Associazioni; infine le Associazioni sono sotto l'Alto patronato della Presidenza della Repubblica, per «sottrarle alla maggioranza di turno». «Capisco che qualcuno possa dire - commenta Giacomelli - che l'omissione della dicitura 'legittimamente belligeranti' sia solo una dimenticanza, ma ultimamente queste coincidenza si moltiplicano: solo poche settimane fa era stata presentata proprio dal Pdl una proposta che abrogava il divieto di ricostituire il Partito fascista, ed oggi si strizza l'occhiolino ai reduci di Salò. Alla vigilia del 2 giugno è meglio mettere dei punti fermi». (ANSA). IA 31-MAG-11 17:30 NNN