lunedì 11 luglio 2011

Province ed astensione: un grave errore.

La Camera ha bocciato l’abolizione delle province, determinante l’astensione del Partito Democratico. I voti contrari sono stati 225, quelli a favore dell’abolizione 83, gli astenuti sono stati 240.

I sottoscritti (coordinatori di circolo, iscritti ed elettori pd) voglio esprimere con questo  documento un giudizio negativo rispetto la posizione assunta dal partito. Quanto accaduto è stato grave, si parla infatti di una proposta che vaga da 51 anni e riteniamo le motivazioni addotte dal gruppo dirigente poco esaustive. I nostri deputati avrebbero infatti avuto tutto il tempo di riflettere e modulare le norme integrative, perché la legge in discussione era una legge costituzionale che quindi avrebbe previsto più passaggi in aula. C'era il tempo di immaginare cosa inserire. In termini economici significava risparmiare 13 miliardi di euro,una operazione necessaria per contrastare da subito una manovra di tagli in settori strategici, che solo nella sanità ammontano a 7,5 miliardi di euro.
Dovevamo dire un sì o un no chiaro, ricorrendo anche ad una consultazione tra gli iscritti se necessario. Ridurre i costi della politica significa anche intervenire su tutti i livelli dell'amministrazione e semplificare il sistema delle autonomie locali. Le province rappresentano un duplicato di spese della politica e i loro compiti potrebbero essere affidati a grandi aree metropolitane, in grado di lavorare in rete.

Perché non favorire la cooperazione fra comuni su un’ampia gamma di politiche locali (ambientali, sociali, economiche, culturali, infrastrutturali) con l'obiettivo di fare dei territori omogenei spazi di opportunità davvero operativo? La strada da seguire non è la rimodulazione di enti inutili, ma la razionalizzazione del bilancio dello Stato attraverso l'eliminazione di quei livelli di amministrazione pubblica locale di cui si può fare a meno senza inficiare la qualità dei servizi.

Questi comportamenti poco chiari, in particolare su temi che hanno assunto un carattere simbolico nella società italiana, risultano macigni sulla schiena di chi tutti i giorni vive il partito democratico sul territorio e ci “rimandano al via”, perdendo la strada conquistata con l’ultima battaglia referendaria. Poniamo l’accento proprio su quest’ultima per ricordare che il nostro PD non fu chiaro nemmeno sul tema dell’acqua pubblica all’inizio. Noi, Democratici Gardesani, ci esprimemmo a favore dei quesiti refendari sin dall’inizio, raccogliendo le firme e spendendo risorse insieme alle associazioni, ai comitati e alle altre forze politiche d’opposizione, mov. 5 stelle compreso. La dirigenza nazionale solo all’ultimo mise il cappello al referendum, cavalcando l’onda del cosiddetto civismo.

Oggi ci saremmo aspettati più coraggio, per non dover ritrovarci davanti ad un film già visto. Siamo stanchi di vedere il nostro grande partito a rimorchio di altri, é ora di prendere le nostre proposte politiche e portarle con forza al centro del dibattito pubblico (come ha fatto Di Pietro con la sua azzoppata proposta).

primi firmatari:
Andrea Volpi, coord.pd garda e pd sirmione
Alessandra Lucchini, vice pd garda e coord. pd puegnago
Ilaria Galetti, coord pd toscolano maderno
GianLuigi Baronio, coord pd padenghe
Tecla Gaio, coord pd pozzolengo
Michele Porretti, coord pd gardone riviera
David Vetturi, coord pd San Felice del Benaco


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